Il Direttore di questa testata mi ha esortato a scrivere un editoriale: ho accettato e quindi condividerò, con quanti di voi leggeranno, delle riflessioni.
Che Paese è questo dove chi perde le elezioni governa (PD e Leu), dove si nomina un Presidente del Consiglio privo di esperienza di governo e un Ministro degli Esteri privo dei rudimenti basilari di geopolitica (…come se un Professore di Letteratura sconoscesse Pirandello, Verga e Sciascia). Certo qualcuno obietterà che in un sistema parlamentare un governo trova la sua legittimazione nelle due Aule. Bisogna governare. Ma per questa arte più del consenso e della morale serve capacità. La capacità è frutto di studio, conoscenza e esperienza. Lo spettacolo di cui siamo spettatori inermi (ma colpevoli) è una pièce teatrale di scarsa levatura. Il giudizio non riguarda solamente la maggioranza, è rivolto anche alla opposizione e al suo Capitano.
Eppure mai come adesso avremmo bisogno di uomini e donne competenti e capaci in grado di guidare il Paese fra i marosi di una pandemia epocale. Assistiamo invece ogni giorno a “baruffe chiozzotte”: è questo il titolo di una commedia di Carlo Goldoni messa in scena al teatro San Luca di Venezia nel 1762 – una delle opere più famose del commediografo veneto, tutta animata dalle gelosie e dalle chiacchiere delle donne -. Registi interessati di queste baruffe sono i giornalisti, che nei talk-show televisivi, nelle trasmissioni radiofoniche e sui giornali, invece di narrare la realtà e stimolare l’interlocutore , assumono una posizione di parte così manifesta da divenire insopportabile, spesso priva addirittura di gusto. Il quarto potere (la stampa) non solo ha perso l’appeal culturale ma è divenuto (in gran parte) solo megafono di partiti e movimenti. Una prova è data dalle diatribe (baruffe chiozzotte) fra Zaia e Crisanti, Zangrillo e Galli, Conte e Renzi etc. , che occupano più spazio comunicativo del kolossal Ben Hur. Viene riportato il pensiero di Casaleggio junior….di Crimi, mentre non viene approfondito lo studio della Oxford University (la documentazione è pubblicata on line sul sito Ourworldindadata.org). Lo studio citato compara le politiche di risposta al Covid, cioè tutte quelle azioni che servono a cercare di convivere con il virus, limitarne i danni, aiutare chi ne subisce il contraccolpo. Fattori, questi sì, totalmente in mano alla gestione politica e amministrativa della pandemia. Quando si va ad analizzare cosa il governo sta facendo o ha fatto risulta che “il confronto internazionale ci vede indietro in tutte le voci più incisive”: l’esempio più clamoroso è quello delle politiche di ristoro, altro punto debole è il tracciamento, universalmente considerato la più potente arma contro la diffusione del virus. Eppure non c’è stato conduttore televisivo di intrattenimento o giornalista della carta stampata che non abbia esaltato l’azione del governo giallorosso, magnificando le doti taumaturgiche di Conte. Oggi che le piazze sono calde e lo spettro di un nuovo lookdown è reale, chi scrive, pensa siano necessarie personalità capaci per strategia, visione e carisma di prendere per mano il Paese e accompagnarlo verso lidi più sicuri. L’arte di governare non coincide con il consenso. Machiavelli che aveva forte il senso dello Stato ci ha insegnato che “Il fine giustifica i mezzi” è frutto della visione strategica dello Stato e della visione politica alata delle cose, che sta sopra le ambizioni del singolo, degli gnomi e dei lillipuziani. Insomma ci vuole una guida preparata che stimoli consapevolezza e responsabilità. Purtroppo manca.
Pericle