“Ritengo inaccettabile il tentativo di innestare nel dibattito sulla TARI (e sui relativi oneri che per legge gravano interamente sulla cittadinanza) il ricatto occupazionale. Così come non può trovare sponda l’idea che su questo tema debba prevalere una dimensione emotiva, a scapito del ragionamento logico”. Queste le parole del dem Franco De Domenico, rispondendo alle critiche secondo cui, a seguito della bocciatura in Consiglio Comunale della rimodulazione al rialzo del tariffario Tari 2021, vi sarebbe il rischio di licenziamento di 50 lavoratori e di mancata assunzione di altri 100.
“La decisione del Consiglio comunale, – spiega De Domenico – che ha visto il Pd in prima linea, di bocciare la proposta di aumento della TARI, non può essere cancellata con una semplice riproposizione della stessa proposta perché assume una valenza politica così declinata: a) non è possibile aumentare le tasse in un momento così difficile per i cittadini a fronte di un servizio scadente; b) non è possibile ignorare le proposte provenienti dal consiglio comunale e soprattutto dalla società civile come se l’amministrazione avesse la verità rivelata.
“Conseguentemente è inaccettabile che il voto del Consiglio sulla TARI possa essere collegato, secondo un meccanismo di causa-effetto, al licenziamento di 50 lavoratori e alla mancata assunzione di altri 100. Chi, come me, da anni ha fatto della tutela dei lavoratori un riferimento del proprio agire politico, sa bene quanto sia fondamentale – in primo luogo, proprio a tutela degli stessi lavoratori – distinguere tra mero assistenzialismo e efficientamento dei servizi.
“Se questi 150 posti sono necessari per garantire ai messinesi una città pulita, ciò significa che, lo ribadisco nuovamente, il problema non è la bocciatura da parte del Consiglio, ma l’incapacità dell’Amministrazione di trovare soluzioni gestionali e organizzative, che consentano, così come sbandierate ripetutamente dal Sindaco, un risparmio di costi nell’ordine del 30 per cento, tale comunque da permettere di non far gravare sui cittadini l’aumento dei costi per i maggiori oneri di smaltimento ovvero per la copertura dei crediti inesigibili.
“Se ciò non è possibile la colpa è dell’amministrazione che non è stata in grado di trovare soluzioni efficaci per risparmiare, ostinandosi ad utilizzare tecniche di raccolta differenziata obsolete e rifiutando la strada dell’innovazione. Piuttosto che gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini, si garantiscano servizi al passo con le migliori esperienze, eliminando gli sprechi e non i posti di lavoro.
“Perché, ad esempio, molte città invece del porta a porta hanno scelto la strada dei cassonetti da azionare con la tessera sanitaria (sistema ideale, tra l’altro, per stanare gli evasori), economicamente meno impegnativa? Perché tanti Comuni limitano le possibilità di smaltire rifiuti indifferenziati, abbattendo così i costi di smaltimento in discarica e aumentando gli introiti della differenziata? Perché non si vogliono predisporre mini isole ecologiche nel territorio cittadino e allo stesso tempo si disincentiva l’uso di quelle esistenti? Perché non si predispone un’attività seria di contrasto all’evasione senza dare numeri che poi aumentano i crediti inesigibili?
“Sono solo alcuni esempi per indicare come esistano alternative alla semplificazione a cui stiamo assistendo in questo momento, basata sull’idea che a Messina, invece, o si fa pagare di più ai cittadini o si tagliano i posti di lavoro, o l’aumento delle tasse o la citta sporca. A questo punto, allora, con buona pace della filosofia che punta a una gestione dei servizi pubblici che minimizzi l’esborso degli utenti e massimizzi i ricavi, potremmo, assurdo per assurdo, pensare di inserire la Tariffa solidarietà da fare pagare a tutti i messinesi, col cui gettito garantire posti di lavoro, al di là delle effettive necessità, e magari ad accontentare le istanze populiste e ad alimentare i meccanismi clientelari. Potremmo assumere ben più di 150 persone ma non faremmo il bene della città.
“Allora si prenda atto della volontà, espressa democraticamente (se qualcuno l’avesse dimenticato), dal Consiglio Comunale, predisponendo una delibera che quantomeno mantenga inalterata la TARI”.