Il gruppo dei dissidenti (otto in tutto), ieri ha rassegnato le proprie dimissioni dalla Confcommercio. Un atto che segna, con molta probabilità, la parola fine, qualora non si tratti di una messinscena, alle turbolenze contro l’attuale presidente di Confcommercio, Carmelo Picciotto.
La sedicente maggioranza – la conta dei numeri è relativa dal momento che la maggioranza è ben salda nelle mani di Picciotto – attraverso i media sta tentando di screditare un’associazione di categoria già finita nel tritacarne mediatico per fatti arcinoti.
Il tentativo adesso è quello di estromettere l’attuale governace che ha avuto il demerito (in senso antifrastico), di fare uscire l’associazione dal tunnel della crisi.
Tuttavia, scorrendo i nomi dei “fomentatori” non è difficile comprende che la politica stia tentando di mettere le mani sulla Confcommercio di Messina, oggi che è stata rimessa in piedi dopo che la stessa politica l’aveva affollata. Ad una prima lettura dei nomi dei dissidenti, a parte stantie frange di personaggi della Prima Repubblica, non può passare inosservate il nome di chi oggi ricopre cariche politiche cittadine. Un conflitto d’interessi lapalissiano che merita sì attenzione da parte dei vertici nazionali. Gli altri nominativi appartengono a personaggi in cerca di autore che mirano decisamente alla conquista di una poltrona. A luglio, infatti, ci saranno le elezioni per il rinnovo del Consiglio della Camera di Commercio di Messina e qualcuno ambisce ad posticino o peggio ancora alla riconferma.
La Confcommercio di Messina non può tornare ad essere una riserva di caccia della politica che, nel quadro di un disegno regionale, sta tentando di accaparrarsi l’associazione datoriale. Fa bene Picciotto quando afferma che questi personaggi hanno solo tempo da perdere, dal momento che nelle associazioni a comandare è la democrazia. E la democrazia è fatta di numeri. Quelli che mancano agli otto dissidenti.
Infine, la posizione del delegato del presente nazionale spedito a Messina per sanare gli ultimi debiti e rimettere la Confcommercio nuovamente in pista. Chi punta l’indice contro Gianluca Speranza non ha capito nulla delle dinamiche associative e quindi farebbe meglio a mettersi da parte.