Sicindustria ed Ance Messina tentano di sollecitare il dibattito pubblico, non solo in ambito locale, a proposito delle reti infrastrutturali nel Sud e, in particolare nell’Area dello Stretto. I presidenti Ivo Blandina e Pippo Ricciardello concordano esattamente su alcune criticità: “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – affermano i rappresentanti degli industriali e dei costruttori messinesi – viene descritto come la panacea di tutti i mali nel nostro Paese, ma, andando in profondità nelle pieghe dei numeri e delle linee guida concepite dal Governo Nazionale e dalle autorità della Unione Europea, emergono serie preoccupazioni. In primo luogo, il PNRR, per essere trasformato in opere concrete, ha necessità di una serie di riforme e di adempimenti procedurali definiti e scadenzati in modo preciso e, quindi, occorre una mobilitazione costante delle forze sociali, politiche, economiche in tutto il territorio per sollecitare gli apparati burocratici ed amministrativi a partorire scelte e decisioni attuabili in poco tempo. Purtroppo, le esperienze avute fino ad oggi – proseguono Blandina e Ricciardello – ci inducono ad una forte cautela, confermata anche dalle prime analisi espletate dalla Cabina di Regia voluta dal premier Draghi per coordinare le attività connesse al Piano ed ottenere il primo risultato entro il 31 dicembre prossimo, cioè l’attuazione di 51 obiettivi tra riforme e investimenti. C’è l’impegno del Presidente del Consiglio, ribadito recentemente nell’Assemblea di Confindustria, durante la quale ha precisato che almeno il 40% delle risorse del PNRR saranno destinate al Sud. Quello che preoccupa, però – sottolineano Sicindustria ed Ance Messina – è l’esame delle ripartizioni di fondi per determinare la connessione tra il Sud e l’Europa auspicata da Draghi in più occasioni. L’unica rete di trasporti finanziata, infatti, è quella ferroviaria, con una stima di investimenti globali nel PNRR pari a 24,7 miliardi, di cui 11,9 destinati al Mezzogiorno, e, tra questi, solo 2,8 attivabili entro il 2022 perché si tratta di cantieri in corso. La parte restante di circa 9,1 miliardi di euro tra reti nazionali e regionali del Sud, è relativo a nuovi progetti, con la prospettiva di poter diventare operativi, forse, nel secondo semestre del 2024. Questo comporterebbe il rischio serio di non poter rientrare nei paletti temporali fissati per il PNRR, anzi – precisano Sicindustria ed Ance Messina – sarebbe una pura utopia se si seguissero le liturgie e i passi elefantiaci che hanno portato, ad esempio, a poter spendere solo 3,8 miliardi di euro sui 30 previsti dalla Programmazione Europea 2014-2020. Sarà, quindi, determinante che la Cabina di Regia e tutti gli apparati burocratici che sono ad essa collegati, svolgano in modo preciso e puntuale il proprio compito, ricorrendo ai poteri sostitutivi conferitigli dalla legge, in caso di inadempienza da parte degli organi che da loro dipendono nella macchina amministrativa statale, regionale e locale.”
Infine, Blandina e Ricciardello si soffermano su un tema sempre caldo, anche se, periodicamente, viene accantonato da tutti i governi locali e nazionali: “A questo punto, non comprendiamo perché, in presenza di un lavoro di progettazione e di un iter procedurale già effettuato in passato, inclusa l’assegnazione dell’appalto e l’inizio delle prime attività propedeutiche al cantiere, non si sia seriamente presa in considerazione l’attuazione del Ponte sullo Stretto proprio in questo momento storico. Parlare di fattibilità e di commissioni di studio sembra essere l’ennesimo tentativo di ricollocare nell’ambito delle utopie una opera determinante per dare impulso al nostro territorio e a tutta Italia. Chiediamo, quindi, che il Governo Draghi cambi prospettiva, inserendo, già a partire dalla prossima Legge di Stabilità, altri Fondi che non siano solo quelli dell’attuazione del programma Next Generation EU-Italia, come, invece, è attualmente previsto. In tal modo, si potrebbero destinare al Ponte, oltre che ad altre opere fondamentali per la rete stradale e per i porti siciliani, le risorse non spese della Programmazione 2014-2020 al Fondo Sviluppo e Coesione, ma anche integrare a tale scopo quelle del periodo appena iniziato 2021-2027. Accanto a questa rimodulazione, si dovrà mettere in atto un sistema legislativo per gli appalti e per la realizzazione degli interventi infrastrutturali in grado di rendere utilizzabili strade, ferrovie, ponti, porti, reti informatiche, opere di salvaguardia dal rischio sismico e idrogeologico in tempi coerenti con la modernità. Solo così – concludono i presidenti Blandina e Ricciardello – potremo assicurare uno sviluppo sostenibile e duraturo a tutto il nostro Paese e non solo a Messina o alla Sicilia o al Mezzogiorno”.