“Rispettiamo tutte le opinioni che sono state liberamente espresse, perché siamo convinti che la verità possa emergere solo dal libero confronto delle idee. – si legge in una nota del Coordinamento – Avvertiamo però l’esigenza di ribadire che noi ci siamo costituiti per sostenere tutte le iniziative culturali che diffondano informazione qualificata sull’emergenza che il Paese fronteggia da quasi due anni. Anche per questo ci opponiamo, con gli strumenti consentiti dalla legge, al lasciapassare verde formalmente istituito per far fronte a suddetta emergenza”. Così in una nota il Coordinamento LiberoAccessoUniME, manifestando la propria contrarietà al Green pass obbligatorio nelle università.
In tal senso, il Coordinamento accoglie con soddisfazione la nascita del gruppo “Studenti UniMe contro il Green Pass”, del quale condivide appieno i rilievi mossi al Rettore sul carattere discriminatorio della direttiva che riserva l’accesso alle lezioni in modalità telematica a persone il cui stato di fragilità sia comprovato da certificato medico e a soggetti in isolamento sanitario. I docenti del Coordinamento si dichiarano perciò disponibili a sopperire, al di fuori delle ore riservate alla lezione, alle necessità didattiche di tutti gli studenti regolarmente iscritti all’Ateneo ai quali, per l’impossibilità o il rifiuto di esibire il lasciapassare, dovesse essere negato l’accesso alle lezioni in presenza o in via telematica.
“Ribadiamo inoltre – prosegue la nota – l’interesse a confrontarci con il resto della comunità accademica in merito alle ragioni per le quali, a livello scientifico, costituzionale e politico il lasciapassare verde è da noi ritenuto ingiusto, discriminatorio e dannoso. È fermo proposito dei docenti e del personale tecnico amministrativo, che si riconoscono in LiberoAccessoUniME, adoperarsi perché tale confronto si mantenga nell’alveo del più rigoroso rispetto reciproco. Vorremmo quindi segnalare al Comitato Unico di Garanzia e al Rettore, riservandoci di adire le vie legali, qualora le circostanze lo rendano necessario, qualunque intervento a mezzo stampa o su profili social aperti al pubblico, lesivo dell’onore e della dignità professionale e personale di chi, da una scomoda posizione minoritaria e senza violare alcuna legge, esprime obiezione di coscienza nei confronti di una norma che ritiene iniqua”.