Il giorno prima aveva dato del “ladro” a un vigile urbano accusandolo di rubarsi lo stipendio. Quello successivo si è trincerato dietro un silenzio inquietante, dopo l’arresto del comandante della Polizia metropolitana. Il sindaco Cateno De Luca fa finta di nulla, come se non fosse successo niente, e sull’argomento delicatissimo ha preferito seguire la via del silenzio alimentando comprensibili “sospetti“, sulla sua onestà intellettuale.
Perché il primo cittadino, com’è solito fare, non si espone su un fatto gravissimo contestato al “suo” comandante – o collega come è solito appellare coloro i quali sono alle sue dipendenze -, accusato di corruzione? I malpensanti, quelli non mancano mai, sussurrano che dietro il silenzio ci siano ragioni di opportunità politiche.
Del resto, lo stesso Triolo e i soggetti finiti nei guai – vale anche per loro il principio della presunzione d’innocenza – pare facciano parte del “cerchio magico” dello Ionio, laddove si concentra il bacino elettorale del sindaco. E una parola fuori posto potrebbe nuocergli in termini di consensi elettorali.
In molti si chiedono, se la vicenda avesse riguardato persone riferibili a parti politiche avverse, Cateno De Luca avrebbe “ululato” dalla sua pagina Fb accusandoli di fare parte di un sistema “politico-mafioso“. E si sarebbero sprecati i ringraziamenti alla magistratura per avere fatto luce su un fatto disdicevole.
Invece, Cateno De Luca se ne sta in rigoroso silenzio.
L’inchiesta della magistratura messinese, invece, è un segnale importante perché dimostra che le sacche della presunta corruzione non sono state spazzate dalla città dello Stretto, nemmeno sotto la spinta di quello che si “professa” un sindaco sceriffo.
L’impressione che se ne trae è che la magistratura messinese abbia fatto irruzione nel “Santuario” dello Ionio, laddove qualcuno con spregiudicatezza – fino a prova contraria – si era messo in testa che poteva agire tranquillamente perché intoccabile, vantando una sorta di protezione.
E De Luca tace? Perché ci chiediamo?
Lo sveli in una delle sue dirette, fra il ritornello di una canzone e un insulto allo sventurato di turno. E come recita un detto siciliano, ripreso da De Luca per lo slogan di una sua campagna elettorale: “U chiù pulitu avi a rugna…”
Davide Gambale