La città di Messina rischia seriamente il default. I rilievi mossi dalla Corte dei Conti, e contenuti in 86 pagine nelle quali vengono evidenziate le criticità del piano di riequilibrio, suonano come le “campane a morto”.
Nonostante l’impegno profuso da ben due amministrazioni, il piano pare non abbia convinto appieno i magistrati contabili che hanno convocato d’urgenza il primo cittadino, Cateno De Luca. Il rischio di “fallimento” di Palazzo Zanca è concreto, al punto che il sindaco ha deciso di revocare le sue dimissioni, tenuto conto della convocazione del prossimo 8 febbraio.
In quella sede, De Luca dovrà rispondere alle domande dei magistrati contabili che pare abbiano riscontrato molteplici criticità del piano cosiddetto “Salva Messina”. Una invenzione dialettica del sindaco Cateno De Luca che a, quanto pare, sia priva di sostanza.
La convocazione di De Luca ha scompaginato i piani del sindaco che si è visto costretto a revocare le sue dimissioni perché in caso di fallimento di Palazzo Zanca lui stesso sarà chiamato in causa ed avrà qualche problema poter ricoprire future cariche pubbliche. La legge in materia, del resto, parla in maniera chiara.
Il differimento delle dimissioni, De Luca ha annunciato che le ripresenterà oggi stesso, potrebbe scompaginare i piani “politici” dello “Sciamano del Nisi”, che aveva cullato l’idea di dimettersi per correre alla carica di presidente della Regione e allo stesso tempo fare da “lepre” ad un suo candidato per le prossime amministrative. Che a questo punto potrebbero anche slittare al prossimo autunno. E questa sarebbe una iattura per De Luca, il quale dovrebbe concentrare una doppia campagna elettorale in occasione di u’unica tornata.
Insomma, per De Luca si staglia un orizzonte denso di nubi. Intanto, la città vive nuovamente l’incubo del fallimento. E le colpe vanno ricercate anche in questa amministrazione che non è stata capace di convincere i magistrati contabili.