Una cinquantina di locali pubblici messinesi, fra bar, ristoranti e pizzerie, ieri sera ha dato vita ad una singolare manifestazione di protesta contro le restrizioni per frenare il dilagare della pandemia.
L’iniziativa è stata lanciata da Lino Amante Santoro, delegato provinciale della Pmi-Sicilia, e numerosi imprenditori della ristorazione hanno risposto all’accorato appello. Gli imprenditori messinesi, strizzati dalle nuove restrizioni imposte dal governo, hanno fatto fronte comune e ieri sera alle 21 in punto e per trenta minuti, hanno spento le insegne dei locali e chiuso le porte d’ingresso dei locali.
Una manifestazione che ha visto una larga partecipazione e che è destinata a crescere dal momento che il “movimento” che parte da Messina intende andare avanti. La crisi economica prima, quella pandemica adesso e da ultimo gli obblighi imposti dal governo che impediscono di fatto ai clienti sprovvisti di green pass di consumare nei locali pubblici, sta determinando la chiusura di numerose attività. Uno storico locale di ritrovo del centro cittadino ha deciso di chiudere temporaneamente i battenti, in attesa che si allenti la morsa della pandemia e soprattutto la morsa delle restrizioni.
“Siamo di fronte a un lockdown mascherato – afferma Lino Santoro Amante, promotore dell’iniziativa – il governatore Draghi ha trovato il modo di farci sostanzialmente chiudere lasciandoci aperti. Abbiamo riscontrato un calo sostanziale di afflusso dei clienti dopo che è entrato in vigore l’obbligo del green pass anche per consumare un caffè al banco. Non ci chiudono per non darci i ristori, ma di fatto ci portano a chiudere le attività. Fra l’altro non possiamo nemmeno mettere in cassaintegrazione i dipendenti o licenziarli. Se non ce la facciamo siamo così costretti a chiudere. Questa politica è troppo penalizzante per una categoria come la nostra che stava uscendo da una tremenda crisi economica. Abbiamo dimostrato a Messina che siamo in grado di rispettare le regole, ma evidentemente l’obiettivo non è solo quello di contenere la diffusione del contagio. Aspettiamo i ristori da parte del governo nazionale e da parte dell’amministrazione che ha promesso di aiutarci, ma ad oggi non abbiamo visto un bel niente. Solo promesse. E intanto, aumenta il costo della luce che non riusciamo più a sostenere. A un ristoratore è arrivata una bolletta da oltre duemila euro, ma il problema riguarda tutti perché abbiamo visto i costi della luce lievitare. Siamo disperati e per questo motivo siamo disposti a lottare per preservare le nostre attività e posti di lavoro”.
Il movimento che parte da Messina potrebbe organizzare per i prossimi giorni una marcia su Roma, per fare sentire la voce di una categoria che si sta lentamente spegnendo.