Per sgombrare il campo da interpretazioni distorte, il tradimento si riferisce alla fiducia che l’elettore conferisce al sindaco votandolo. Parliamo anche di fiducia riferita alla “lealtà” fra le forze politiche. Quella di Cateno De Luca è una caratteristica che rende il suo comportamento “seriale”.
Oggi diventano efficaci (a meno di un clamoroso dietro-front), le dimissioni del primo cittadino, eletto sindaco a giugno 2018, al termine di una campagna elettorale velenosa. Più che avere vinto le elezioni al ballottaggio, le perse il centro-destra con un candidato sindaco decisamente sbagliato, il prof. Dino Bramanti, stimabile scienziato, ma come politico valeva quanto la Musolino e la Previti messe assieme (una manciata di voti).
Cateno De Luca diventò in maniera inaspettata sindaco, con una città talmente schifata dai candidati che decise di non andare al voto. Ciò che non dice lo “Sciamano del Nisi” è che è stato eletto con il consenso dell’appena 20% degli aventi diritto al voto. Fu una sciagura per Messina, dissero chi lo conosceva il De Luca delle “mutande”, perché giungeva dopo l’altra sciagura di Accorinti. Il pacifista oggi è stato rivalutato dal sindaco-trombone che ogni giorno si faceva prendere a Fiumedinisi dagli agenti della sua scorta. Fatevi un conto su quanto è costato alla Comunità il sindaco che all’indomani della sua elezione spostò nella valle del Nisi la sua residenza.
De Luca è un traditore seriale, oltre che un abile incantatore di serpenti a mezzo Fb, perché non è nuovo a tradimenti per ambizioni personali. Prima sindaco a Fiumedinisi, poi a Santa Teresa di Riva, infine a Messina: la sua è stata un’escalation di tradimenti.
Adesso lo sperimentano i messinesi che si troveranno senza un sindaco in un momento delicatissimo per la città, che si accinge ad uscire dalla crisi pandemica e che dovrà salvarsi dal fallimento contabile. Ma questo a De Luca importa poco, all’orizzonte ci sono altre mire politiche. Tanto a lui cosa importa…
Davide Gambale