Come sospettavamo non c’è stato alcun ripensamento. Da oggi Messina non ha più un sindaco. Si chiude anticipatamente, per scelta, l’esperienza amministrativa di Cateno De Luca, lo “Sciamano del Nisi” che ha amministrato e “sbeffeggiato” la città dello Stretto. Una città “usata” come trampolino di lancio per il carrierismo politico di Cateno De Luca.
Dopo gli “al lupo al lupo”, sono arrivate le dimissioni dalla carica di sindaco con sedici mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale del suo mandato. Messina è stata abbandonata al suo destino e adesso il testimone passerà nelle mani di un commissario che dovrà traghettare la città fino alle nuove elezioni. Cateno De Luca ha già individuato in Federico Basile, direttore generale di Palazzo Zanca, il suo sostituto. L’uomo da lanciare nell’agone della politica per dare continuità all’azione amministrativa del sindaco uscente, mentre lui tenterà il colpaccio alla Regione.
Sembra la trama di una continua rappresentazione teatrale che vede De Luca al centro della scena politica, conquistata grazie all’uso, spesso sconsiderato di Fb. Al di là della qualità amministrative di De Luca, che non si discutono, c’è da dire che il suo atteggiamento di continua sfida, alla spasmodica (quasi patologica), ricerca della ribalta, hanno fatto di lui un personaggio amato e allo stesso tempo odiato.
Le elezioni amministrative, secondo i calcoli del sindaco uscente, si terranno fra la fine di maggio ed inizio giugno, ma c’è un’incognita che potrebbe fare sballare i suoi piani. Il referendum richiesto dal Comitato Monte-Mare per la creazione di un nuovo Comune, potrebbe spingere al prossimo autunno le amministrative di Messina. Se così fosse, vi sarebbe un eccessivo lasso di tempo che potrebbe fare raffreddare gli animi degli aficionados.
Quella di ieri è stata una giornata zeppa di impegni, conclusa con una discutile stappata a piazza Duomo, ospitata dal Fellini del presidente di Confcommercio, Carmelo Picciotto. Un brindisi con un simulacro religioso al fianco di un pupazzo, una scena dissacrante immortalata dagli scatti fotografici.
C’erano praticamente tutti i fedelissimi di Cateno De Luca a brindare, come se ci fosse da festeggiare qualcosa, in vista di una nuova battaglia politica che consentirà loro di mettere nuovamente le mani sulla città, magari con l’appoggio del Consiglio comunale. Come se nulla fosse cambiato in una città disamministrata per decenni, compresa l’esperienza De Luca. Al di là delle cose fatte (poche), il metodo è stato lo stesso: lottizzazione dei posti di comando nelle società partecipate e gestione padronale della cosa pubblica. Come se nulla fosse cambiato, ma col paravento del cambiamento. Lo stile è stato lo stesso di sempre, il sindaco che s’è appuntato le medaglie al petto che l’ottenimento di un finanziamento (legittimo), passerelle in ogni dove e sfruttamento politico del bisogno.
Per dirne una, quella del Risanamento è una balla colossale. Invito i cittadini a recarsi a Fondo Fucile, dove l’altro ieri abbiamo visto il sindaco armato di mazza mentre era intento ad abbattere il muro di un alloggio di una delle tante bidonville di Messina. Oggi, 15 febbraio, non c’è un solo mezzo in movimento per risanare quella parte della città. E’ stato solo una passerella. Per non parlare dell’inaugurazione di un tratto di via Don Blasco: progettazione e gara d’appalto appartenenti ad altre amministrazioni, ma che De Luca ha inteso attribuirsi. Autentica mistificazione.
Per concludere alla farsa del Piano di riequilibro, alle bugie del “Salva-Messina”: se il Comune non fallirà lo si deve solo alla provvidenza legislativa di una leggina approvata sul finire dello scorso anno che mette i Comuni in pre-dissesto al riparo dal default. De Luca aveva combinato un pasticcio svelato dalla Corte dei Conti che ha presentato un conto salatissimo alla città. Bugiardo anche in questo.
Con le dimissioni, si chiude quindi una pagina penosa di un’esperienza amministrativa che è sembrata solo la bella copia di quelle precedenti. De Luca ha sempre detto di rappresentare il nuovo, ma come credere all’ennesima bugia detta da un politico che ha avuto il merito di emergere (questo glielo dobbiamo riconoscere), dalle incrostazioni della vecchia politica?
Davide Gambale