Immunità a Candiani, nessun processo per istigazione razziale

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Immunità a Candiani, nessun processo per istigazione razziale

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venerdì 18 Febbraio 2022 - 13:18

Il Senato della Repubblica “assolve” l’ex sottosegretario all’interno Stefano Candiani, sconfessando per ben due volte l’ordinanza del Gup di Catania che aveva disposto l’imputazione coatta per lui e per l’ex assessore alla Sicurezza del Comune di Catania, Fabio Cantarella, con l’accusa per istigazione all’odio raziale in merito a un video postato sulla pagina del senatore leghista col quale si denunciavano le condizioni del quartiere San Berillo definendolo un “quartiere in mano agli immigrati clandestini” dove “regnano spaccio, contraffazione e prostituzione” e anche “patria dell’illegalità”.

I due esponenti della Lega si era difesi sostenendo di aver denunciato “senza offendere nessuno, una situazione oggettiva di illegalità che è da anni sotto gli occhi di tutti”. Una tesi accolta dalla Procura di Catania che aveva chiesto l’archiviazione perché “il fatto non sussiste o comunque non costituisce reato”, mentre l’associazione “Rita Atria”, con l’avvocato Goffredo D’Antona, si era opposta. Una tesi, quella della procura, non condivisa dal gip etneo Giuseppina Montuori che aveva invece ordinato l’imputazione coatta di Candiani e Cantarella ritenendo le frasi idonee a configurare il reato di istigazione all’odio raziale. I gupnelle oltre venti pagine di ordinanza si era spinta oltre escludendo a priori la possibilità che Candiani potesse beneficiare dell’immunità parlamentare, ritenendo la posizione del senatore del Carroccio come “del tutto identica” a quella dell’onorevole Borghezio anche in riferimento all’applicazione delle previsioni dell’articolo 68 della Costituzione, avendo egli manifestato le proprie idee fuori dalla sede parlamentare e fuori dei limiti dell’insindacabilità.

Adesso il Senato, di cui Candiani è membro, scrive una nuova pagina della vicenda e lo fa a larghissima maggioranza (172 favorevoli e 43 contrari), d’accordo addirittura anche Pietro Grasso di Leu, sconfessando quindi il gip Montuori non solo ritenendo la condotta e le affermazioni di Candiani e Cantarella assolutamente legittime, ma riconoscendo pure che quelle espresse dal senatore Stefano Candiani “costituiscono opinioni di un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni e ricadono pertanto nell’ipotesi di cui all’articolo 68, primo comma, della Costituzione”.

E proprio al magistrato che ha disposto l’imputazione coatta nonostante la richiesta di archiviazione della procura di Catania, sembra rivolto il commento di Candiani dopo il voto del Parlamento: “al termine della votazione del Senato mi sono venuti a esprimere le loro considerazione parlamentari siciliani di altri gruppi, ben consapevoli del degrado che da troppo tempo c’è a San Berillo, e dell’importanza di garantire ai cittadini che almeno chi ha un mandato di parlamentare o riveste una responsabilità amministrativa, quando serve, abbia la forza di denunciare pubblicamente degrado e condizioni di pericolo, senza temere ritorsioni, denunce ingiustificate o intimidazioni”. Il pensiero del braccio destro di Matteo Salvini va poi al suo ex vice in Sicilia, Fabio Cantarella, per cui invece il processo proseguirà: ”Sono felice che il parlamento abbia riconosciuto la correttezza del mio operato e lo abbia addirittura fatto in maniera bipartisan. Continuerò a seguire con attenzione le fasi del processo perché ritengo che anche Fabio Cantarella, allora assessore alla Sicurezza del Comune di Catania, abbia agito con onestà e senso del dovere nell’esercizio delle sue funzioni.

Nei giorni scorsi agli imputati è stato notificato il decreto di citazione diretta a giudizio, udienza fissata il prossimo 12 ottobre davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Catania, ma a questo punto sarà soltanto l’ex assessore Cantarella a comparire davanti al giudice.

Nell’inchiesta in questione, la Procura aveva invece stralciato la posizione di 14 persone, in questo caso chiedendone il giudizio,tra coloro che hanno commentato da diverse città italiane il video con frasi riferiti ai migranti come ‘metterli nei forni compresi i Ds’, ‘e’ bello l’odore del Napalm al mattino’, ‘alle docce’, ‘maledetti clandestini’, ‘buttateli a mare da dove sono venuti’, ‘vai con la ruspa’ e ‘ci vuole il lanciafiamme’.

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