Vertenza Cas, nuovo sciopero in vista

All’orizzonte per il Cas una nuova azione di sciopero, indetta da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl, Cub Trasporti, Sla Cisal, Lata. I lavoratori incroceranno le braccia dal 6 all’8 marzo, nelle ultime 4 ore di ogni turno. Fino al 10 marzo saranno sospesi anche tutti gli straordinari e i cambi turno. “L’ennesima protesta che arriva al culmine di un lungo percorso sulla contrattazione di secondo livello, che però il Cas ha interrotto”, dichiarano i sindacati.

“Per la politica la trasformazione del consorzio in ente economico avrebbe finalmente potuto dare risposte a utenti e lavoratori, ma così ad oggi non è stato. – proseguono – Da un lato si assiste alle “buone intenzioni” di rilancio dell’Ente dall’altro continuano a prevalere quelle strane logiche imposte dalla Regione Sicilia, che negli anni hanno reso il Cas un “carrozzone pubblico”, interferendo anche nelle scelte gestionali con la supina compiacenza di tutta la dirigenza.

“Siamo preoccupati dell’attuale mala gestio delle risorse umane, della conseguente situazione economico-finanziaria dell’ente e della gestione fallimentare e contraddittoria. A questo quadro a tinte fosche, recentemente si sono aggiunte enormi ed evidenti difficoltà economiche del Consorzio che non ha più liquidità neanche per pagare gli stipendi ai suoi dipendenti. Pronta è arrivata la nostra denuncia alla Corte dei Conti sulla gestione finanziaria dell’ente. Il tesoriere UniCredit ha chiuso infatti i rubinetti e i lavoratori del Cas da due mesi non percepiscono gli stipendi.

“Appare ormai innegabile lo stato di dissesto finanziario dell’Ente. Anche per questo scendiamo sul piede di guerra. È urgente provvedere immediatamente a concordare una clausola di salvaguardia occupazionale per i lavoratori ai quali venga garantito il riassorbimento presso il soggetto che subentrerà qualora (come è prevedibile) il Ministero ai Trasporti revochi la concessione autostradale.

“Un ente portato allo sbando da anni di cattiva gestione e dalla politica – concludono i sindacati – che oggi non ha una pianta organica né un piano economico-finanziario chiaro e condiviso, non riuscendo a dare garanzie occupazionali e lo stesso diritto allo stipendio”.

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