Ucraina, in moto la macchina dell’accoglienza dei rogazionisti

Redazione

Ucraina, in moto la macchina dell’accoglienza dei rogazionisti

giovedì 10 Marzo 2022 - 10:06

“La prima famiglia l’abbiamo accolta nelle nostre strutture, messe a disposizione dai rogazionisti di Messina”.

Padre Adriano Inguscio, responsabile mensa e centri di accoglienza dei migranti dell’istituto religioso S. Antonio, lo annuncia con evidente commozione. “Ciò che mi ha colpito di quella piccola famiglia in transito da Messina e diretta a Palermo per ricongiungersi con altri parenti, è stata la richiesta di una doccia calda. Una mamma, con la figlia e un nipote sono stati accolti dalle nostre strutture messe subito a disposizione per dare ristoro a questa gente che fugge dalla guerra”.

I rogazionisti di Messina, molto attivi nella nostra città in tema di accoglienza e solidarietà, hanno messo a disposizione la propria organizzazione per dare il proprio contributo ad un popolo dilaniato dalla guerra. L’Istituto di S. Antonio non si limita soltanto a prestare assistenza ai profughi ucraini, ma sta anche avviando una raccolta di fondi per l’acquisto di medicine da inviare in Ucraina.

“Abbiamo già effettuato una prima donazione – afferma padre Adriano – per consentire ad un’associazione italo-ucraina di acquistare farmaci da spedire in un Paese dove oggi non è nemmeno possibile acquistare un’aspirina. Devo dire che i cittadini messinesi, in modo particolare i fedeli che frequentano la nostra chiesa, si sono mostrati particolarmente sensibili, manifestando immensa generosità e disponibilità ad accogliere famiglie in fuga dalla guerra, mettendo a disposizione posti letto o seconde case per accogliere temporaneamente i profughi in fuga dalla guerra. Ci sono poi le donazioni che stiamo raccogliendo d’intesa con le autorità governative per fare fronte alle esigenze immediate come acquisto farmaci o beni di prima necessità. Il tutto viene fatto nella massima trasparenza e con la certezza che le donazioni giungano a destinazione, perché queste risorse non vadano sperperate”.

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