Ha vinto Renato Schifani andando al di là delle previsioni. La sua percentuale, quando ancora i dati non sono definitivi, dovrebbe superare quota 40. Un successo annunciato, ampiamente previsto. Solo i più ingenui hanno creduto che Cateno De Luca potesse farcela a scardinare il sistema dei partiti, del quale in fondo vi ha fatto parte.
La politica urlata, a tratti allegorica, ha fatto presa solo nelle fasce medio-basse, il resto della Sicilia ha scelto Renato Schifani. La Sicila si è confermata conservatrice, anche perché la proposta del cambiamento, quello radicale, proveniva da un soggetto poco credibile.
De Luca non poteva mai rappresentare il nuovo, perché nel suo passato si è “sporcato” le mani frequentando le segreterie politiche, le stesse che avrebbe voluto abbattere con un voto di protesta, come giustamente è stato detto a “Porta a Porta“.
Adesso per De Luca iniziano i problemi veri. La sua ascesa politica, partita da Fiumedinisi, proseguita a Santa Teresa di Riva e quindi a Messina, dove ha indossato la fascia tricolore, conosce una brusca frenata. E per gli “esperti” di politica potrebbe segnare l’inizio della sua fine politica.
Tenere aggregato un “movimento” di persone, alcune delle quali interessate perché annusavano il successo (sbagliando), risulta essere impresa ardua. Del resto, già ieri sera durante il comizio di Fiumedinisi, al quale sono accorsi come se il palco fosse un capezzale, gli aficionados irriducibili, s’è capito dalle parole di De Luca che il primo problema da affrontare non è il consenso ricevuto. Il vero problema è mantenere ben saldi i fili che muovono il sindaco di Messina, Federico Basile, e buona parte della giunta che non si è spesa più di tanto per la campagna elettorale del leader. Del resto, quelle parole pronunciate sugli assessori “attaccati alla poltrona”, lasciano intuire che qualcosa s’è rotto.
E’ sotto gli occhi di tutti come alcuni assessori abbiano tenuto il basso profilo nella “campagna elettorale della vita” per Cateno De Luca. Adesso, si deve vedere se Basile continuerà a fare il sindaco come un “pupazzo” o se si svincolerà da Cateno De Luca, disobbedendo gli ordini. Del resto, lo “Sciamano del Nisi” è stato chiaro: qualche assessore deve saltare.
L’altra nota dolente riguarda gli assessori eletti a Camera e Senato, teoricamente potrebbero ricoprire il doppio incarico, ma non è dato sapere se si dimetteranno per lasciare spazio ad altri o se continueranno.
C’è poi il problema Danilo Lo Giudice, il “golden boy” sindaco di Santa Teresa di Riva candidato in una lista che non avrebbe mai preso il seggio. Questo Cateno De Luca lo sapeva benissimo, ma ha deciso ugualmente di rischiare. Lo Giudice è fuori.
Ci sono, quindi, i casi dei candidati che hanno utilizzato le liste di De Luca come un taxi per giungere a Palermo: Matteo Sciotto è uno di questi, non è detto che proseguirà il suo cammino sotto l’ala di De Luca.
Infine, ci sono le innumerevoli “bocche da sfamare“, appartenenti per lo più a quelle persone che hanno scommesso sull’elezione di De Luca, ben consci che il loro impegno sarebbe stato ripagato con un incarico di sottogoverno.
Insomma, per De Luca i problemi sono appena iniziati, pur avendo fatto un autentico miracolo politico. Lui intanto, “animale da campagna elettorale”, com’è solito fare svia l’attenzione annunciando la candidatura a sindaco di Taormina.
Un’ultima notazione riguarda il duello a distanza con Nello Musumeci. De Luca lo ha sfidato nella sua Catania, ma le ha prese come amava dire lo “Sciamano” di “cozzu e di cuddaru”.
Davide Gambale
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Come nella foto, relativa all'articolo, avete messo Benito Mussolini?