Rsa, Cgil su operazione Gdf

L’attività condotta dalla GdF è la fotografia di un “modus operandi” purtroppo frequente nell’ambito della gestione delle Residenze Sanitarie Assistete, dove datori di lavoro senza scrupoli, nonostante le vicessitudini legate alla pandemia, continuano a lucrare sui bisogni dei più deboli

«Nel giorno in cui il Consiglio dei Ministri approva la Legge Delega sulla non autosufficienza delle persone anziane che determinerà un cambio di paradigma nella gestione dei servizi che gravitano nel settore, la Guardia di Finanza mette a segno un colpo che, purtroppo, è l’amara di fotografia di quanto accada all’interno di molte, fortunatamente non tutte, RSA (Residenze Sanitarie Assistite) presenti sul nostro territorio, luoghi di cura che si trasformano in luoghi di sfruttamento».

Questo il commento del Segretario reggente della CGIL, Carmelo Garufi,  del Segretario Generale della FP CGIL Francesco Fucile e della Segretaria con delega al terzo settore Elena De Pasquale, all’indomani dell’operazione messa in atto dalla GdF che ha smantellato un rodato sistema di sfruttamento all’interno della struttura “La Reggia dei nonni” di Gaggi, «che rischia di non essere un caso isolato.

Il mondo delle residenze sanitarie, così come diversi altre realtà che gravitano intorno al mondo delle disabilità e della non autosufficienza – affermano i dirigenti sindacali –, sono spesso terra di nessuno anche perché, in molti casi, vengono applicati contratti capestri, sottoscritti da organizzazioni sindacali non rappresentative, che non riconoscono ai lavoratori salari e diritti e cercano di trarre il massimo profitto attraverso il pagamento delle rette, spesso salate, da parte delle famiglie degli utenti. Un sistema malato, che oltre a mettere in atto un preciso sistema di sfruttamento e sudditanza psicologica nei confronti dei dipendenti, rischia di offrire prestazioni e servizi di scarsa qualità a discapito di coloro che si trovano in quelle strutture proprio perché, invece, avrebbero bisogno di cure adeguate e qualificate».

Per CGIL ed FP CGIL, di fronte a fatti di tale gravità, l’indignazione dovrebbe essere univoca e vedere dalla stessa parte organizzazioni sindacali e datori di lavoro che operano nell’ambito sociale e socio sanitario:

«Fatti di cronaca come quelli di cui siamo oggi a scrivere – sottolinea ancora il sindacato -, non devono essere fonte di indignazione e vergogna solo per chi tutela i lavoratori, ma anche e soprattutto per coloro che operano nel settore in modo onesto, rispettando norme di legge e norme contrattuali, ma che vedono però “macchiato” il proprio operato da imprenditori improvvisati».

Allo stato attuale, secondo un report realizzato dalla FP CGIL lo scorso mese di marzo, nel settore socio assistenziale privato e nel terzo settore si contano ben 47 contratti nazionali di lavoro, 27 dei quali ‘pirata’, che vanno a incidere su di un campo che conta un numero di addetti pari a 1,250 milioni.

«Una proliferazione contrattuale fuori controllo, esplosa nel corso degli ultimi dieci anni, che – conclude il sindacato – ci ha spinto ad inviare al Ministero del Lavoro, una precisa proposta: “Legare l’attuazione del Pnrr relativamente ai capitoli del welfare, e quindi l’accesso ai fondi da parte delle imprese, al rispetto dei contratti nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative”».

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