La decisione di realizzare un restyling della linea tranviaria ha riacceso il dibattito pubblico su come questo importante intervento debba essere realizzato, magari rimuovendo o non ripetendo errori commessi durante la costruzione della linea originaria, avvenuta ormai oltre vent’anni fa. Ad intervenire in questo dibattito c’è anche Salvatore Leonardi, sindaco di Messina tra il 1998 e il 2003 e, di fatto, padre del tram come lo conosciamo oggi. È infatti durante la sua amministrazione che sono stati avviati e terminati i lavori per la costruzione della linea tranviaria.
In merito all’imminente restyling del percorso tranviario, Leonardi ha infatti scritto una lunga lettera aperta indirizzata all’attuale sindaco Federico Basile, all’assessore ai lavori pubblici Salvatore Mondello e alla dirigenza ATM. Tra le principali osservazioni dell’ex sindaco c’è il nodo della zona Provinciale, da sempre afflitto dal dilemma se mantenere l’attuale percorso per stimolare l’uso dei mezzi pubblici o se smantellare un binario per favorire le attività commerciali, e il corso Vittorio Emanuele, a detta di Leonardi punto più controverso di tutto l’intervento di restyling della tranvia.
In quest’ultimo caso Leonardi propone di mantenere il doppio binario, realizzando una linea rasente il confine del territorio portuale. Si tratta di un’idea all’epoca preferita sul percorso che poi fu effettivamente realizzato, ma che non poté essere realizzata perché rischiava di ostacolare l’accesso dei mezzi pesanti a servizio delle attività commerciali all’epoca ancora attive nel Porto. Rischio oggi non più presente perché il Porto, ormai recintato, si è qualificato come approdo croceristico.
Riportiamo qui di seguito uno stralcio della lettera aperta, che comunque potrà essere letta integralmente cliccando qui:
QUALCHE ANNOTAZIONE ED UNA PROPOSTA
Zona Provinciale: Area estremamente difficile che mette a dura prova la coerenza degli amministratori di sempre di fronte al trilemma:
a) stimolare l’uso del mezzo pubblico disincentivando quello privato? Se l’obbiettivo fosse questo, come fortemente sostenuto dall’attuale Amministrazione e perfettamente condiviso, si potrebbe mantenere l’attuale assetto;
b) ma tale soluzione, tuttavia, forse danneggia le attività commerciali? Allora, l’eliminazione di un binario, con tutte le molteplici conseguenze (di carattere trasportistico, di sicurezza etc. potrebbe essere conseguente;
c) ma, perché non recuperare nuovi spazi con parcheggi di interscambio, rivitalizzare significativamente quel territorio e, contestualmente, dare adeguate risposte a tutte le istanze? In tal caso, sarebbe necessario riprendere con le RFI (a ciò forse dovute) il progetto della demolizione, almeno fino alle carceri, della “muraglia cinese” del vecchio percorso ferroviario che non credo sia altrimenti utilizzabile, atteso l’immenso costo del suo risanamento e della rimessa in sicurezza delle varie Gallerie (dell’Angelo, Petrazza, Gonzaga, Peloritana… etc,).
Rebus sic stantibus, ogni soluzione appare opinabile per cui, intanto, si potrebbe intervenire con provvedimenti più amministrativi che strutturali come utilizzazione promiscua, disattivazione temporanea di un binario etc..
Le restanti innovazioni, ripeto per quel che so, mi sembrano di buon senso ed accettabili (nessuno piangerà per la eliminazione del “catafalco” di Piazza Cairoli o per la eliminazione del giro attorno alla Fontana della Stazione. Spero solo che sia stata prevista la reintegrazione delle palme ammalorate e un ottimale ripristino della Fontana a getti di Piazza Cairoli.
Corso Vittorio Emanuele: punto più controverso di tutto l’intervento di restyling della tranvia:
Ho convenuto in passato, e ne sono tuttavia convinto, che in quel sito è stato compiuto il più grosso errore nella realizzazione della tranvia con negative conseguenze a danno della complessiva mobilità cittadina e, forse, a danno di qualche attività commerciale, seppur limitato in considerazione del fatto che sull’arteria sporgono vari edifici pubblici – una banca, il Palazzo del Catasto, quello dell’INPS e un albergo – mentre le piazzette c.d. “tematiche” hanno fortemente attenuato i disagi di molti esercizi pubblici..
In questo caso, le soluzioni erano due: fare scorrere la tranvia lungo il confine con l’area portuale, evitando l’attuale insensata “gimkana” tra la Dogana ed il Circolo Thalatta, oppure lungo il marciapiede, lato monte. Si scelse questa seconda ipotesi su richiesta delle Autorità portuali in ragione che le linee aere del tram avrebbero potuto ostacolare l’accesso dei mezzi pesanti a servizio delle attività commerciali all’epoca ancora attive nel Porto. Oggi, questi condizionamenti non esistono più, in quanto il Porto, ormai recintato, si è qualificato come approdo croceristico, destinando al costruendo secondo Porto di Tremestieri le attività commerciali.
CONCLUSIONI
Sconosco le soluzioni immaginate dalla Amministrazione e le subordinate ragioni, ma, allo stato delle mie conoscenze, riterrei opportuno (ove l’Autorità Portuale non opponesse ostacoli) ritornare alla prima soluzione (linea rasente il confine del territorio portuale) a suo tempo pretermessa, mantenendo, così, il doppio binario. E ciò per almeno tre essenziali motivi:
a) l’eliminazione di un binario sarebbe dannosa, come sostengono anche le organizzazioni sindacali, alla efficienza di una infrastruttura ideata come asse portante ed ecologico del sistema di trasporto veloce di massa tra nord e sud città;
b) affidarsi alla efficienza di meccanismi sempre suscettibili di guasti sarebbe pericoloso alla sicurezza del sistema, (succede anche nei sistemi ferroviari). Storicamente, dall’inizio del secolo scorso fino al 1951, le tranvie messinesi hanno sempre mantenuto (nella tratta Gazzi – Annunziata) il doppio binario tranne, e per breve tempo, nello scavalcamento del greto del Torrente Giostra;
c) ultimo, ma non per importanza, la soluzione suggerita, oltre a restituire ai cittadini una più accettabile fruizione del Corso, consentirebbe, cosa importantissima, il riassetto del nodo automobilistico attorno alla Prefettura ripristinando la continuità viabile dal Viale della Libertà e, quindi, con la parte bassa della città, estremamente funzionale alla realizzazione completa di via Don Blasco.
Tanto ho sentito di proporre, da sindaco “veterano” e uno dei protagonisti della realizzazione dell’attuale tranvia, per doveroso, autentico spirito di collaborazione. Immagino che l’obbiezione di fondo che ne renderà problematico l’accoglimento sia che i lavori sono appaltati e forse consegnati all’impresa appaltatrice – ma l’attuale Assessore ai Lavori Pubblici è apprezzato ingegnere e sa bene come districarsi nei fastidiosi meandri delle procedure delle varianti in corso d’opera. Con speranza.
Cordiali saluti,
Salvatore Leonardi, già sindaco di Messina