Stefano Bonaccini è stato a Messina. Il candidato alla segreteria del Partito Democratico ha partecipato da protagonista ad una convention nella Città dello Stretto organizzata dai suoi sostenitori in appoggio alla sua candidatura.
Riportare il PD nei territori e cambiare volto alla dirigenza del partito, innovarlo ma restando fedeli alle sue radici storiche le priorità. Il presidente della Regione Emilia-Romagna vuole un PD comunque “attento ai suoi valori, incarnati da figure come Enrico Berlinguer, Pio La Torre, Piersanti Mattarella e Tina Anselmi”. E tra i temi di discussione trattati quello caldo del Ponte sullo Stretto, del reddito di cittadinanza, della legge elettorale e dell’autonomia differenziata.
Al suo fianco molti militanti e importanti dirigenti di peso, tra cui il segretario provinciale Nino Bartolotta e il deputato regionale Calogero Leanza, il sindaco di Taormina Mario Bolognari, il consigliere comunale Felice Calabrò e il componente della segreteria siciliana Giacomo D’Arrigo.
“Dobbiamo ricostruire un partito che sia presente nel territorio e non abbia paura dei fischi. Non ci hanno fischiato perché in molti luoghi – ndr ha citato Mirafiori – non ci siamo stati. Io in molti di questi ci sono andato, ho rischiato i fischi, ma se lo avessi fatto avrei potuto cambiare mestiere. Bisogna essere con la gente prima ancora delle soluzioni, e anche quando quello che diremo non è quello che vuole sentirsi dire. Non si può essere d’accordo con tutti. Anche in questi casi sono stato rispettato. Ma voglio un partito che non abbia paura di andare nei bar. Io sono qui oggi e mi rivedrete anche domani, se sarò il segretario”. Ha chiarito Bonaccini. E’ questo lo spirito del nuovo partito che vuole rifondare”.
“Perdiamo le elezioni da parecchi anni. – ha affermato Bonaccini – Innanzi tutto va cambiato il gruppo dirigente che peraltro non sta a sostenere me. Si parla di rinnovamento ma quasi tutti quelli che hanno gestito il partito negli ultimi anni non sostengono Bonaccini. E tantissimi colleghi che hanno avuto ruoli con diversi governi e diversi segretari non hanno raggiunto i risultati sperati. Se perdiamo le elezioni, non uso la parola rottamazione, perché le persone non si rottamano, ma sicuramente ritengo che qualcuno di loro possa mettersi in panchina stavolta. Bisogna anche capire il momento di farsi da parte, la militanza ha dignità con qualsiasi ruolo. Io non sono mai stato in Parlamento ma sto benissimo così. Bisogna cambiare il gruppo dirigente e costruirlo partendo dai territori perché poi in questo momento stiamo governando quasi il 70% dei comuni italiani mentre perdiamo le politiche. Abbiano una squadra allenata e bisogna pescare da lì. Poi bisogna avere un’identità molto più precisa, dobbiamo essere considerati un partito del lavoro, raccogliere le firme per il salario minimo garantito e difendere scuola e sanità pubbliche”.
Sulla legge elettorale ha detto: “Va cambiata e la responsabilità di questa legge è nostra perché l’ha voluta il PD. Ma bisogna essere onesti ed ammettere di aver sbagliato. E’ molto probabile che alla destra vada bene e non voglia cambiarla. Purtroppo servono i numeri della destra in Parlamento per farlo. Ma vi prometto sin da ora, se non lo faranno, sceglieremo i candidati non chiusi in una stanza a Roma, ma con voi, nel territorio. Non ci saranno più nomi importanti di partito catapultati da Roma negli uninominali. Questo ve lo garantisco”.
Bonaccini ha parlato anche di Ponte sullo Stretto: ” Se ne parla da qualche secolo, forse lo progettavano da prima ancora che ci fossero le auto… Battute a parte, non mi pare sia una priorità. In questa regione c’è un problema di collegamenti stradali e autostradali che avrebbero bisogno di essere risolti prima di pensare al ponte sullo Stretto, credo che non sia una priorità come invece lo sono le politiche industriali, le politiche infrastrutturali e politiche per il turismo”.
Ed ha difeso il reddito di cittadinanza: “Quando sento un politico che dice che va cancellato, penso che stia molto bene perché solo chi è povero e disperato può capire il valore di ricevere dallo Stato un sussidio. C’è un però: così com’è da solo il Rdc non funziona, ha bisogno di politiche attive di lavoro perché se sulla parte assistenziale ha funzionato è completamente mancata la parte di reintroduzione nel mercato del lavoro. Servono politiche industriali serie, infrastrutturali, politiche attive di lavoro e, credo, una misura di decontribuzione per i nuovi assunti. Il reddito di cittadinanza non si cancella, va migliorato”.
Ha inoltre espresso la sua sul tema immigrazione: “L’Italia ha bisogno di tutto tranne che di essere emarginata. D’altra parte lo avete visto sugli sbarchi: abbiamo dato una mano, l’ultimo dell’anno, a Ravenna, nella mia regione, facendo sbarcare 113 persone disperate, e ci mancherebbe altro. Ho detto al ministro Piantedosi che ogni volta che avranno bisogno, noi ci saremo perché umanità e solidarietà non si danno a corrente alternata e a seconda del colore politico del governo che te lo chiede. Però avete visto: abbiamo fatto la battaglia contro le Ong e gli sbarchi sono decuplicati sullo stesso periodo dell’anno scorso. La presidente del Consiglio – ha detto – è andata in Europa a chiedere solidarietà e gli è stato risposto ‘prima gli svedesi e prima gli ungheresi’. Quando per troppo tempo semini vento, nella propaganda dell’opposizione, poi quando vai a governare raccogli tempesta”.
Infine sull’autonomia differenziata: “Voi siciliani avete già un’autonomia invidiabile… L’autonomia differenziata è prevista dalla nostra Costituzione che si dice sempre essere la più bella del mondo. Vi chiedo, questo è un Paese equilibrato? No, non lo è affatto, eppure non è mai stata concessa l’autonomia differenziata. La mia proposta di autonomia differenziata ha come scopo la programmabilità degli investimenti e il taglio alla burocrazia. Non voglio un euro in più per Regioni come la mia e, ripeto sempre, scuola e sanità ne devono restare escluse”.
Michele Bruno.