Si è svolta oggi presso l’Aula Magna “Vittorio Ricevuto” del Polo Papardo la Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2022-2023 dell’Università di Messina.
La Cerimonia, alla quale hanno preso parte numerosi Rettori di Università italiane e straniere, ed anche personalità della politica, ha avuto inizio con la lettura di un messaggio, inviato per l’occasione, a firma del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco. Con la sua lettera, il Pontefice esorta coloro che svolgono la missione educativa “a proseguire con rinnovato spirito di dedizione nella formazione integrale dei giovani, affinché siano essi stessi artefici della costruzione di una società accogliente e fraterna, aperta al dialogo costruttivo e promotrice dei valori cristiani”.
Il discorso del Magnifico Rettore Salvatore Cuzzocrea l’ha fatta entrare nel vivo, dopo un’introduzione musicale curata dal Coro di Ateneo e dall’Orchestra del Conservatorio “Arcangelo Corelli”, che hanno eseguito anche gli intermezzi durante l’evento, tra un intervento e l’altro.
“Sono trascorsi cinque anni ricchi di gioie e di soddisfazioni per i risultati raggiunti, – ha esordito il Rettore salutando gli ospiti, con evidente emozione – ma anche di preoccupazioni e di ansie per i momenti drammatici vissuti e che tutti insieme abbiamo superato e per questo vi ringrazio. Eppure, nel 2018, quando è iniziato questo rettorato, ci sembrava di essere in un equilibrio che poi si è rotto, perché era instabile ed era dovuto a limiti superati senza governarne le conseguenze”.
E’ stato l’equilibrio il punto centrale del discorso del Magnifico. Quell’equilibrio rotto dalle sfide della Pandemia e della Guerra in Ucraina.
“Ora è proprio al limite che deve stare l’Università: alla frontiera. Affrontarlo significa quindi trovare una condizione di equilibrio, non facile, tra audacia e consapevolezza, tra libertà e democrazia, tra futuro e tradizione” ha spiegato.
Nonostante i “momenti difficili” passati “sono state prese decisioni complesse” per ristabilire quell’equilibrio.
“E’ proprio per questo che negli ultimi cinque anni abbiamo aumentato il numero di studenti di dottorato portandoli nel complesso a circa 500 unità, avviato 17 nuovi corsi di laurea e raddoppiato il numero di brevetti e di startup; ad oggi abbiamo in corso progetti su bandi competitivi per un valore di oltre 5 milioni di euro”.
Superare i limiti in didattica, ricerca e innovazione sono stati gli impegni principali di Unime, con un occhio privilegiato alla ricerca scientifica, che appunto è simbolo della “volontà di andare oltre”.
“L’ambizione dell’Università di Messina e della sua Amministrazione è quella di essere riconosciuta, in Italia e all’estero, come una Research University”. Ha evidenziato Cuzzocrea.
“Non meno importanti sono state le attività in tema di sostenibilità, nei confronti del quale l’Ateneo ha profuso un costante impegno, orientato su più direzioni” ha approfondito.
E ancora, ha trattato il presunto divario tra “far correre le eccellenze” o “ridurre i divari. Per il Magnifico si possono fare entrambe le cose. Bisogna “valorizzare le differenze per non appiattire il Sistema”. E unire vocazione internazionale e attenzione al territorio.
“Una spinta che ci ha permesso di rafforzare le relazioni in Europa e di incrementare il numero di studenti stranieri e quello dei docenti internazionali” ha chiarito.
Traccia poi diversi esempi degli “investimenti importanti fatti sul fronte dell’edilizia: dagli spazi verdi del Rettorato, a Palazzo Mariani, dal Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, alla Banca d’Italia, solo per citarne alcuni. Abbiamo avviato e completato, in piena pandemia, decine di cantieri, ma abbiamo ancora tante preoccupazioni: la prima riguarda proprio l’accoglienza. Oggi a Messina grazie a questa amministrazione l’Università disporrà del Primo Student Hotel (il Liberty) dotato di 102 posti letto, di una nuova residenza per studenti (Hotel Riviera) dotato di 100 posti letto e di una residenza all’interno del Policlinico universitario che ospiterà circa 200 studenti, ma che, tuttavia, di fronte al fenomeno del “caro affitti”, sono ancora una goccia nell’oceano”.
Ospite d’eccezione la Ministra dell’Università e della ricerca Annamaria Bernini. L’Onorevole ha esordito con una considerazione sulla capacità dell’Università di fare sistema con il mondo che le sta attorno.
“Nessun uomo è un’isola, nessuno si salva da solo. L’Università deve essere comunità. Con la pandemia, nonostante il dramma vissuto, ci siamo abituati a lavorare e comunicare in maniera diversa. Le università hanno retto l’urto. Abbiamo avuto una crescita in digitalizzazione, offerta formativa, rapporto docente-studente”. Ciò è stato possibile unendo le forze, e grazie all’impegno profuso da tutte le persone che le vivono. Questo va fatto ancora, anche valorizzando le competenze delle imprese e dei portatori di interesse esterni.
Ha ricordato Gaetano Martino, come innovatore capace, da Rettore e da Ministro, di mettere insieme lo scienziato e l’umanista. Ed anche Antonio Martino, per i suoi studi economici con Milton Friedman. Ma soprattutto perché “poi è tornato qui”. Ogni studente infatti “può valorizzare l’internazionalizzazione e studiare e lavorare fuori, ma deve farlo per sua scelta e magari pensando di poter tornare e portare qui il valore acquisito fuori. Bisogna Porre le condizioni per questo”.
“Da liberale – ha spiegato – do importanza al mercato, ma il mio mercato di riferimento sono gli studenti, che sono da tutelare. Questo vale anche quando si parla di Università in presenza e telematiche, dove il titolo legale deve essere basato su indicatori di qualità”.
Ha dato merito “All’Università di Messina, che in questi anni ha lavorato per creare comunità e infrastrutture. Su esempi come questo dobbiamo creare l’ecosistema per una formazione innovativa”. Bisognerà creare anche un collegamento con l’Africa e il Mediterraneo, “seguendo il modello Enrico Mattei”. E il lavoro con Cuzzocrea proseguirà in maniera proficua anche come Presidente della Crui.
Sull’azione del Governo: “Il Diritto allo Studio è centrale, ma non deve essere una parola. Abbiamo rifinanziato le borse di studio con 500 milioni oltre quelli del PNRR e 300 milioni per i servizi di housing”.
Infine sull’importanza del fare comunità, ricollegandosi a quanto detto dal Magnifico, ha detto “Non siamo soli, nei momenti di massimo buio l’Università deve esserci con il supporto psicologico e la sua comunità. Su questo, molti atenei si sono già mossi, come Messina, ma bisogna lavorare alla strutturazione duratura dei finanziamenti”.
Prima della Ministra sono intervenute le studentesse Simona Calabrese e Sarah Borji. Quest’ultima, di origine iraniana, ha raccontato la percezione di UniMe da parte degli studenti internazionali soffermandosi, poi, sulle sfide, ancora in corso, intraprese dalle donne iraniane per accedere all’istruzione.
Calabrese ha rimarcato la vocazione internazionale dell’Ateneo rivendicando, con orgoglio, la scelta di proseguire gli studi a Messina e sottolineando i passi avanti compiuti sul versante dell’orientamento in uscita e della politica studentesca, sempre più centrale e considerata.
L’inaugurazione dell’Anno Accademico è proseguita con il conferimento del Dottorato di Ricerca honoris causa in Biologia applicata e Medicina sperimentale alla dott.ssa Diana Bracco, Presidente e Amministratore delegato del Gruppo Bracco e già Vicepresidente Ricerca e Innovazione di Confindustria. Bracco ha trattato, nella sua lectio magistralis, il tema di una medicina che definisce “di precisione “che pone al centro le caratteristiche della malattia nel singolo paziente per definire la terapia più appropriata al momento giusto del percorso clinico”.
La Laudatio è stata affidata alla prof.ssa Maria Cristina Messa, Ordinaria di Diagnostica per immagini e Radioterapia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e già Ministro del MUR, che ha tracciato il notevole profilo professionale dell’imprenditrice milanese.
Agli intervenuti il Rettore ha consegnato la felpa UniMe.
Michele Bruno.