PONTE. Arranca il fronte del “No” nel silenzio del Pd

La “resistenza no-Ponte” arranca. Una manifestazione, non molto partecipata, e una conferenza stampa all’aperto del leader dei “Verdi”, Bonelli, sono ben poca cosa rispetto alla marcia inarrestabile voluta dal governo. Domani mattina, alla Camera dei Deputati, ci sono in agenda l’audizione del sindaco di Messina, Federico Basile, e le controdeduzioni al decreto-Ponte da parte dei parlamentari in commissione Trasporti e Infrastrutture. Ma perché la “resistenza” segna il passo? Il primo motivo è di natura anagrafica.

I “no-ponte”, alla prima uscita ufficiale di metà marzo, dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto, si sono presentati con i “capelli bianchi”. Non sono gli stessi di vent’anni fa, quando il movimento era animato da un grande spirito combattivo.

Renato Accorini, ex sindaco di Messina

Il più giovane degli oppositori, per intenderci quello storico, è l’ex consigliere comunale Luigi Sturniolo. Anche lui ormai sulle soglie dei sessant’anni. La vera “colpa” – se così la vogliamo definire – dei “no-Ponte” è stata quella di avere riposto nei bauli bandiere e striscioni, convinti di avere scongiurato definitivamente l’idea della realizzazione del Ponte sullo Stretto.

Per non parlare di Renato Accorinti, tornato sulla scena dei contestatori la scorsa settimana, ma senza il mordente che gli ha permesso di capitalizzare politicamente la sua opposizione, consentendogli di diventare sindaco di Messina. Accorinti a marzo del prossimo anno compirà settant’anni.

Poi c’è Alessandro Russo, da sempre “no-Ponte”, anagraficamente ancora catalogabile far i giovani, ma senza un ruolo politico.

La cancellazione della Società “Stretto di Messina” aveva fatto credere che il capitolo fosse definitivamente chiuso. Non avevano fatto i conti con la pervicacia di Matteo Salvini che, una volta diventato ministro alla Infrastrutture, ha tirato l’asso nella manica.

La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina ha infatti una doppia valenza: politica ed economica. Politica, a vantaggio di Matteo Salvini e, quindi la Lega. Tornando alle “colpe” dei “no-Ponte” c’è da aggiungere che il movimento non è stato in grado di dare vita a una sorta di ricambio generazionale al proprio interno.

Nessuna opera di sensibilizzazione all’interno dei movimenti studenteschi e universitari. E non è un caso se oggi l’idea del Ponte stuzzica più le giovani generazioni che vedono nella sua realizzazione l’occasione di riscatto per la propria terra.

In tutto questo la gente si chiede che fine abbia fatto la sinistra, in modo particolare il Pd del nuovo corso Schlein. Ad oggi nessuna dichiarazione di contrarietà per la realizzazione del Ponte.

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