All’ospedale “San Vincenzo” di Taormina debutta il Micra in un paziente di 36 anni con cardiopatia congenita complessa già sottoposto a numerosi interventi a cuore aperto e ad impianti multipli di pacemaker per persistente bradicardia. Il paziente, già sottoposto a numerosi interventi di cardiochirurgia e impianti di pacemaker, era molto affaticato e aveva una frequenza cardiaca compresa tra 20 e 30 battiti per minuto. Sei gli elettrodi nel suo cuore tutti malfunzionanti, la cui estrazione avrebbe richiesto un intervento in circolazione extracorporea, ovvero un intervento a cuore aperto, con rischio consistente per le numerose procedure chirurgiche già effettuate e per le diffuse aderenze che gli elettrodi contraggono con le vene del paziente.
Queste le motivazioni che hanno spinto l’equipe medica – composta dall’elettrofisiologo Rosario Foti, dai cardiologi e cardiochirurghi pediatrici Paolo Guccione e Salvatore Agati, coordinata dal dott. Ludovico Vasquez, responsabile della Cardiologia dell’ospedale San Vincenzo di Taormina – di utilizzare un pacemaker senza elettrodi. Il Micra è infatti un pacemaker miniaturizzato che viene impiantato in ventricolo destro sul setto interventricolare e non necessita di elettrodi che sono invece necessari nell’usuale impianto di pacemaker; il suo design è tale da minimizzare il rischio di dare fastidio alle altre strutture del cuore.
Il dispositivo viene agganciato con dei piccoli uncini al muscolo del setto inter-ventricolare e ha la capacità di ripristinare la fisiologica attivazione elettrica del cuore.
Il Micra capta l’ attività elettromeccanica elettricità della parte alta del cuore (atrii) e la trasmette alla parte bassa (ventricoli) in modo coordinato. La batteria garantisce una stimolazione del cuore per 10/12 anni.
L’ intervento durato circa 90 minuti è stato realizzato in anestesia locale. Attraverso le vene dell’inguine, Micra è stato portato in ventricolo destro e quindi agganciato al miocardio del setto interventricolare.
L’impianto del Micra ha determinato il ripristino della fisiologica attivazione del cuore con una frequenza cardiaca compresa tra 70 e 90 battiti per minuto alleviando i sintomi e consentendo al paziente di lasciare l’ospedale già il giorno successivo all’intervento.