Pubblicato il Report DIA: ecco come si articolano le mafie messinesi

Un tessuto organizzativo camaleontico con caratteristiche anche molto diverse tra loro a seconda del territorio in cui si opera e delle alleanze che si stringono. Può essere sintetizzato così lo stato dell’arte della mafia, o meglio delle mafie, a Messina e provincia, descritto dettagliatamente nell’ultima relazione semestrale della DIA, relativa al secondo semestre 2022, presentata di recente dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Parlamento. “Sul piano criminale, – si legge nel report, che può essere consultato in forma integrale cliccando qui – la provincia di Messina è caratterizzata da un crocevia di traffici illeciti in cui si registrano alleanze tra diverse matrici mafiose. La mafia messinese, infatti, si confronta con cosa nostra palermitana, con quella catanese e con le cosche ‘ndranghetiste assumendo, di fatto, caratteristiche mutevoli in base ai differenti territori della provincia in cui agisce. Nell’area nord-ovest, risultano presenti articolazioni mafiose con peculiarità e modus operandi assimilabili a cosa nostra palermitana, mentre nel capoluogo, nella fascia ionica e in quella a sud della provincia sino ai confini con quella di Catania, risente dell’influenza dei gruppi criminali etnei. In tali contesti, si manifestano gli effetti sia dei tradizionali reati di criminalità mafiosa, sia dell’ingerenza nei settori nevralgici dell’economia e della finanza grazie, anche, a taluni comportamenti collusivi di imprenditori, professionisti e locali funzionari pubblici”.

Messina Nord. “Nel capoluogo peloritano opererebbe una “cellula” di cosa nostra catanese, riconducibile ai Romeo-Santapaola, sovraordinata ai gruppi autoctoni, la cui operatività sembrerebbe caratterizzata dalla divisione dei quartieri con una sola eccezione registrata nel rione “Giostra”. Tale contesto territoriale a nord della città, connotato da una presenza criminale in continua evoluzione, sarebbe storicamente appannaggio del clan Galli-Tibia solitamente dedito all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, al narcotraffico in collaborazione con consorterie catanesi e calabresi, alle scommesse illegali, nonché alla gestione di attività commerciali. Nel territorio continuano a manifestarsi fenomeni criminali legati a reati predatori e al traffico di stupefacenti come confermato dall’indagine, conclusa il 20 luglio 2022 dalla Guardia di finanza di Messina, i cui esiti hanno documentato l’esistenza di un gruppo dedito a furti, estorsioni e ricettazione commessi anche mediante il ricorso alla pratica del c.d. “cavallo di ritorno”. L’indagine “Smart”, conclusa il 19 ottobre 2022 dai Carabinieri di Messina, ha invece disarticolato un sodalizio dedito allo spaccio di marijuana nella zona nord di Messina documentando, tra l’altro, l’impiego di minorenni per l’occultamento della droga. Ulteriore conferma dell’interesse mafioso nello specifico settore emerge dagli esiti dell’operazione “Impasse”, conclusa dalla Guardia di finanza di Messina il 13 dicembre 2022, che ha fatto emergere, grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, una strutturata organizzazione che smerciava ingenti quantitativi di droga, approvvigionata da taluni catanesi del quartiere etneo di San Cristoforo e da canali calabresi, avvalendosi per il trasporto dello stupefacente anche di mezzi di soccorso sanitario”.

Messina Centro. “La zona centrale del capoluogo, invece, rimarrebbe appannaggio di diverse entità criminali. Più precisamente, nel quartiere “Provinciale” operano gruppi “…stanziati in diverse parti centrali della città che cooperano tra loro, invece di fronteggiarsi, secondo un patto tacito di pace reciproca…”. Gli esiti dell’operazione “Provinciale” del 2021 avrebbero, infatti, documentato forme di collaborazione tra tre distinti gruppi criminali per la spartizione dei proventi derivanti dal traffico di droga, dalle estorsioni e dal controllo delle attività economiche. L’indiscussa egemonia del clan Lo Duca, invero, sarebbe stata affiancata dall’operatività di una consorteria attiva nel rione “Maregrosso” e di un’altra operante nella zona denominata “Fondo Pugliatti”. Nel quartiere “Camaro-Bisconte”, in cui si sono registrati nel tempo diversi fatti sangue, notevolmente ridimensionata risulterebbe l’operatività del clan Ventura-Ferrante già indebolito dagli esiti dell’indagine “Matassa” eseguita nel 2016 con l’arresto dei rispettivi capi. Nel rione “Mangialupi” risulterebbe attivo l’omonimo clan rappresentato dalle ormai storiche famiglie e dedito al traffico di stupefacenti, alle scommesse clandestine e al gioco d’azzardo. Il rione “Gravitelli”, adiacente al centro città, sarebbe appannaggio del clan Mancuso che, nel semestre in esame, si sarebbe interessato anche della gestione illecita dei rifiuti come documentato dagli esiti dell’operazione “Montagna Fantasma” conclusa il 14 ottobre 2022 dalla Guardia di finanza peloritana. L’indagine, avviata nel 2019 dopo il sequestro di un’area adibita a discarica abusiva in località “Gravitelli”, ha consentito di disvelare una strutturata organizzazione criminale capeggiata da soggetti contigui al clan Mancuso i quali, nonostante le precedenti iniziative dell’autorità giudiziaria, continuavano a operare nel traffico e nella gestione illecita dei rifiuti speciali. Le investigazioni hanno evidenziato, altresì, come tra i “clienti abituali” degli indagati vi fosse anche una nutrita cerchia di imprenditori edili messinesi colpiti, nell’ambito dello stesso procedimento, da misure interdittive. Con il medesimo provvedimento è stato anche disposto il sequestro di mezzi e complessi aziendali per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro”.

Messina Sud. “Nel versante sud del capoluogo e, in particolare, nel quartiere “Santa Lucia sopra Contesse”, si conferma l’operatività del clan Spartà in grado di interagire, come emerso da recenti attività investigative, con sodalizi calabresi soprattutto nel settore del traffico di stupefacenti. Nel senso, l’operazione “Aquaris”, conclusa lo scorso semestre dalla Polizia di Stato, che ha colpito un sodalizio dedito a ingenti traffici di cocaina, hashish ed eroina approvvigionate dalla Calabria. L’interesse del clan nello specifico settore emerge anche dagli esiti dell’inchiesta conclusa, il 19 luglio 2022 dai Carabinieri di Messina, che ha messo in luce un fiorente traffico di droga sulla rotta Calabria-Messina. La capacità dei sodalizi di interfacciarsi con qualificati professionisti e imprenditori, al fine di infiltrare il tessuto economico legale, sarebbe confermata anche dagli esiti dell’indagine “Scilla e Cariddi” che, sebbene incentrata su dinamiche criminali ‘ndranghetiste, ha documentato la permeabilità delle realtà imprenditoriali attive nel settore dei trasporti marittimi alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Sottoposta ad amministrazione giudiziaria nel febbraio del 2021 con proroga di ulteriori 6 mesi disposta nell’agosto 2022 e cessata nel dicembre scorso”.

Nebrodi. “Nella zona nebroidea risulterebbero radicati i sodalizi dei Tortoriciani, dei Batanesi, dei Brontesi e la famiglia di Mistretta. I Tortoriciani e i Batanesi continuerebbero a manifestare interesse verso l’illecito accaparramento dei finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo agropastorale, come confermato dalla recente sentenza di condanna emessa il 31 ottobre 2022 nell’ambito del procedimento “Nebrodi”. Il dispositivo indicherebbe, tra l’altro, il clan dei Batanesi quale attuale sodalizio preminente nella zona di Tortorici. Sebbene indebolite dagli esiti della citata indagine, le consorterie continuerebbero a permeare anche altri settori, come si rileva dall’operazione conclusa il 19 luglio 2022 dai Carabinieri di Messina che ha fatto luce su un lucroso traffico di stupefacenti. L’inchiesta, scaturita dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, ha permesso di individuare una strutturata associazione composta da 18 affiliati, operante principalmente nella zona sud di Messina e a Tortorici, dediti al traffico di cocaina approvvigionata a San Luca (RC), tramite un referente calabrese della ‘ndrina Nirta, per la successiva immissione nelle piazze di spaccio di Messina e di Tortorici. Da ultimo, si evidenzia come i patrimoni illecitamente accumulati nel tempo dal clan siano stati colpiti da diversi provvedimenti ablativi. Tra questi, la confisca eseguita il 26 maggio 2022 dalla DIA a Messina che, il 28 settembre 2022, la Corte di Cassazione ha reso definitiva relativamente ai beni, già sequestrati e stimati in oltre 6,8 milioni di euro, riconducibile a un imprenditore di Naso già condannato per usura nel 2005 e in rapporti con taluni esponenti di spicco dei Tortoriciani”.

Tirreno. “Nella parte settentrionale della provincia continuerebbe ad operare la famiglia Barcellonese che include i gruppi dei Barcellonesi stessi, dei Mazzarroti, di Milazzo e di Terme Vigliatore. Si tratta di sodalizi fortemente radicati che hanno evidenziato nel tempo una marcata capacità di riorganizzazione protesa a costituire un’unica regia per la gestione delle redditizie attività delittuose nel territorio. La predetta compagine barcellonese, lo scorso semestre, è stata interessata anche da due significative misure ablative eseguite nei confronti di altrettanti soggetti organici alla famiglia e da un provvedimento cautelare emesso a carico di altri due esponenti ritenuti responsabili dell’omicidio, consumato nell’aprile del 1990, di un elemento già appartenente al gruppo contrapposto. La consorteria barcellonese continua ad essere articolata in una scrupolosa ripartizione di competenze tra famiglie, il cui obiettivo resta sempre quello del raggiungimento del pieno controllo territoriale attuato mediante la gestione dello spaccio di stupefacenti o l’imposizione delle estorsioni, ovvero tramite l’infiltrazione dell’economia legale con il coinvolgimento di imprenditori compiacenti o talvolta inseriti a pieno titolo nella compagine associativa. In tal senso, il 2 dicembre 2022 i Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro a carico di un imprenditore, affiliato a cosa nostra barcellonese dal 2002 al 2013, condannato in via definitiva per associazione mafiosa nell’ambito del procedimento penale relativo all’indagine “Gotha 4” del 2013.

“L’operatività del gruppo criminale è ulteriormente confermata dagli esiti di un’indagine conclusa, il 16 dicembre 2022 dalla Polizia di Stato di Barcellona Pozzo di Gotto, con l’arresto di 4 persone responsabili di concorso in estorsione e usura al fine di avvantaggiare una frangia dei Barcellonesi. L’inchiesta ha disvelato come i predetti, tra il 2018 ed il 2021, avessero costretto professionisti e imprenditori locali a corrispondere ingenti somme di denaro asseritamente necessarie per il sostentamento dei detenuti. È stato appurato, inoltre, come le pretese estorsive avessero a oggetto anche debiti, contratti con gli esponenti del clan nell’ambito di scommesse online effettuate su piattaforme illegali, ai quali venivano applicati elevati interessi usurari. Gli indagati avrebbero assunto, tra l’altro, il controllo del mercato ortofrutticolo barcellonese, con l’imposizione ai commercianti sia dei prezzi, sia delle merci da acquistare. Contestualmente, è stato disposto il sequestro preventivo di beni immobili, prodotti finanziari e denaro contante per un valore complessivo di circa 500 mila euro”.

Ionio. “La fascia jonica costituisce invece e da sempre un’area d’influenza delle organizzazioni mafiose etnee attive, soprattutto, nel traffico di droga e nel riciclaggio di capitali illecitamente tratti da attività turistiche. Tale assunto trova conferma, nel semestre, dagli esiti di due distinte indagini. L’operazione “Pitagora”, conclusa il 5 ottobre 2022 dalla Guardia di finanza di Messina ed avviata sulla scorta delle propalazioni rese da un collaboratore di giustizia, i cui esiti hanno disvelato l’esistenza di un sodalizio criminale, attivo nelle province di Catania e di Messina, dedito all’approvvigionamento e alla commercializzazione di considerevoli quantità di stupefacente e con a capo un pluripregiudicato234 di Giardini Naxos. Le indagini hanno riconfermato come il business degli stupefacenti favorisca forme di sinergica collaborazione criminale in grado di superare anche storiche rivalità interclaniche. Invece, l’operazione “Tuppetturu”, conclusa dalla Guardia di finanza di Catania il 16 novembre 2022, sebbene incentrata sui clan catanesi Brunetto di Giarre (CT) e Cintorino di Calatabiano (CT), ha confermato l’influenza dei sodalizi etnei nel messinese e, in particolare, a Taormina. Da ultimo, si segnala l’operazione “Capitale Umano” conclusa il 12 ottobre 2022 sempre dalla Guardia di finanza con la disarticolazione di un’associazione per delinquere, non di stampo mafioso, finalizzata all’estorsione, all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro in danno del personale impiegato in due distinte residenze assistenziali per anziani (RSA) con sede a Gaggi”.

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