Questa mattina sei attivisti ambientalisti del movimento “Ultima generazione”, famoso per diverse proteste sul territorio nazionale, si sono dati appuntamento alla cortina del Porto di Messina bloccando il traffico automobilistico sulla Via Giuseppe Garibaldi all’altezza di Via Loggia dei mercanti.
La dimostrazione si è conclusa con l’intervento della Polizia che ha preso di peso i manifestanti, che erano stesi a terra sulle strisce pedonali, e li ha spostati all’interno delle volanti.
La protesta ha lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sugli eventi climatici estremi che si stanno verificando in Italia, come il maltempo che ha colpito e danneggiato la Toscana.
Gli attivisti chiedono alla politica, attraverso una nota, che sia realizzato un “Fondo di Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato” per far fronte ai danni che colpiscono le popolazioni, vedendo in questi eventi non un caso, ma un collegamento con i cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento.
L’intervento richiesto al Governo ed ai rappresentanti in Parlamento “rappresenta proprio il cambio di paradigma politico: non più la logica dell’emergenza di fronte alle conseguenze dei fenomeni estremi, ma quella della programmazione. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari”.
Criticano il Governo Meloni, che “noncurante della realtà sociale, dell’arretratezza delle linee infrastrutturali pubbliche interne, della sicurezza sismica degli abitati, spenderà 15 miliardi di euro per realizzare il Ponte sullo Stretto; denari pubblici che già si trovano nel classico buco nero di comitati tecnici, consulenze e appalti, che rischia pericolosamente di alimentare le strade opache della criminalità organizzata”.
Spiegano, soprattutto, che “Il Governo regionale, che ha dichiarato lo stato di calamità naturale, stima che in Sicilia i danni provocati dagli incendi estivi ammontino a circa 260 milioni di euro: 60 milioni di danni diretti e oltre 200 milioni, quantificati dagli ispettorati provinciali, riferibili alle perdite del settore agricolo, distruzione di produzione e strutture, causate degli incendi. Inoltre i picchi delle ondate di calore di 45-47 gradi hanno incenerito 62561 ettari di patrimonio naturale e boschivo”.
Per questo motivo, chiariscono: “scendiamo in strada, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi”.
Il fondo dovrebbe consistere, per gli attivisti, in 20 miliardi di euro.
Gli attivisti denunciano anche che “prima dell’inizio dell’azione è stato fermato il giornalista Fabrizio Bertè di Repubblica che è stato trattenuto senza valido motivo per due ore in Questura”.
“Riteniamo – affermano – che questo sia stato un attacco alla libertà di cronaca e al pluralismo dell’informazione che è esercizio di democrazia”.
Michele Bruno.