Da un lato un’Università travolta dagli scandali (l’ultima per ordine di arrivo la notizia di ieri relativa alla nuova inchiesta sull’era Cuzzocrea nata dai rilievi dell’Anac), dall’altro lato una comunità accademica, e in particolare il suo personale docente che, per quanto spaccato, ha fatto in maggioranza finta di nulla, confermando la sua fiducia all’amministrazione uscente in occasione del recente ballottaggio per l’elezione del rettore per il prossimo sessennio. In tanti hanno sottolineato quanto l’appoggio del prof. Giovanni Moschella, ex prorettore vicario dell’allora rettore Salvatore Cuzzocrea, alla nuova rettrice Giovanna Spatari sia stato decisivo per ribaltare l’esito delle elezioni.
Il prof. Moschella, che aveva ottenuto 125 preferenze al primo turno elettorale, è riuscito nel suo intento di travasare quasi matematicamente i suoi voti a favore della professoressa Spatari (122 voti, precisamente). In questo pacchetto di voti troviamo sì le preferenze di docenti afferenti a dipartimenti prossimi geograficamente parlando alla sfera di influenza del prof. Moschella (per intenderci, quelli del polo centrale). Tuttavia, nelle cronache dei giornali si è parlato tanto del contributo cruciale di un particolare dipartimento, di per sé periferico rispetto al dipartimento di afferenza del prof. Moschella: il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne (Dicam), diretto dal prof. Giuseppe Giordano, ordinario in Storia della Filosofia. Il prof. Giordano, di fatto, è uno dei più stretti collaboratori del prof. Moschella, motivo per cui è molto probabile che abbia sostenuto, seppur non esplicitamente, il fronte elettorale Spatari-Moschella nel ballottaggio di lunedì scorso.
In un articolo pubblicato poco prima dell’inizio dello spoglio delle schede relative al ballottaggio in questione, ad esempio, Caspanello della Gazzetta del Sud scriveva: “Non è difficile credere a chi sostiene che nell’accordo [tra Spatari e Moschella, ndr] – che certamente poggia sulla condivisione di alcuni punti programmatici […] – potrebbe rientrare un’apertura di porte anche ad alcuni dei più vicini sostenitori di Moschella, in primis il direttore del Dicam, Giuseppe Giordano”. Il giorno dopo le elezioni, con l’inizio del toto nomi della squadra di governo della neo rettrice Spatari, sulla Gazzetta del Sud si leggeva: “E sembra scontato che per riconoscere il ruolo svolto da Giovanni Moschella […] andrà al direttore del Dicam Giuseppe Giordano parte importante della compagine di Moschella”.
Al netto dello stretto rapporto di collaborazione tra i professori Moschella e Giordano, è sorprendente come buona parte del Dicam, dipartimento culla dei pensatori della città, docenti che si direbbe più dei colleghi degli altri dipartimenti sono avvezzi al pensiero critico, logico e filosofico, abbia deciso di fare spallucce dopo gli scandali che hanno colpito (e stanno ancora colpendo) l’Università di Messina, decidendo piuttosto di dare la sua fiducia all’amministrazione uscente. Lungi dal giudicare a priori l’operato della nuova rettrice (soltanto il tempo dirà se sarà riuscita o meno a rilanciare l’immagine dell’Università di Messina e a ricucire una comunità accademica spaccata a metà), non si può ignorare che le recenti dinamiche, viste dagli occhi di un soggetto esterno al mondo accademico, danno la forte impressione che i pensatori abbiano indossato le vesti del militante cieco, noncuranti del cortocircuito innescato. Parliamo di un cortocircuito in cui metodi da Prima Repubblica hanno sopraffatto ideali e valori. Un cortocircuito in cui la difesa di interessi di pochi ha prevalso sulla difesa del nome della massima istituzione culturale della città. E tutto con buona pace delle nozioni etiche e filosofiche trasmesse ogni giorno agli studenti.
Ciascuno giudica gli altri con il metro della sua indole.
L’autore del pezzo è sfiorato dal dubbio che militanti acritici e/o prezzolati forse stanno altrove?
Difficilmente in questa campagna elettorale , segnata da tanti articoli spesso al limite della diffamazione, mi sono trovato a leggere un articolo come questo, senza ne capo ne coda, le votazioni sono un atto democratico e ogni voto è uguale a qualsiasi altro ed gli elettori sono liberi di esprimere, come hanno fatto, il loro orientamento senza nessun condizionamento, almeno che il redattore dell’articolo ritenga che ci siano voti di serie a e voti di serie B
Cordialità
A la guerre comme a la guerre, dicono i francesi. Questo potrebbe essere il caso del pragmatismo perseguito dal Dicam più che il rispetto dell’etica nello sviluppo del ricambio al vertice dell’Ateneo. Pensatori o militanti lo capiremo in base a quello che riuscirà a fare e a come lo farà la nuova Rettrice. E’ una bella responsabilità che si sono assunti i colleghi del Prof. Giordano, vicino al Prof. Moschella.