Una telefonata ti salva la vita, ma talvolta può anche rovinartela. Di sicuro può rovinarti la reputazione. L’inchiesta che sulla sanità messinese che vede coinvolto fra gli altri il deputato di Forza Italia, Tommaso Calderone, ruota attorno ad una telefonata dalla quale i magistrati evincono come il politico esercitasse un “controllo” sulla sanità messinese.
La telefonata è quella della sindacalista Giovanna Bicchieri, della Cisl-Fpl, la quale con molta disinvoltura si complimenta con il politico di turno per la nomina del nuovo direttore sanitario dell’Asp di Messina. Nonostante la ritrosia di Calderone, la Bicchieri – non indagata – prosegue disinvoltamente nella discussione rivolgendo elogi al politico di turno. Una telefonata che è diventata centrale nel castello accusatorio a carico di Calderone, il quale dovrà difendersi dalla pesantissima accusa di avere concentrato il suo interesse sull’Asp per accrescere – lo dicono i magistrati – il suo consenso politico.
Dall’inchiesta emerge il rapporto tossico fra sindacalisti e politici e il tentativo di zittire il sindacato “ribelle”. Inaudita la conversazione intercettata dagli uomini della Polizia giudiziaria, fra l’ex direttore generale dell’Asp, Paolo La Paglia, e l’on. Tommaso Calderone, il quale pianificava un intervento alla Rianimazione dell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, al fine di mettere il bavaglio alla Uil di Messina.