Se il sindaco Federico Basile ritiene che il “brand Messina” possa essere la panacea di tutti i mali, probabilmente non ha colto la gravità della situazione. Messina è alla “canna del gas”, una crisi economica conclamata dai numeri resi noti dalla Camera di Commercio di Messina.
Disaggregare il dato riguardante il commercio (oltre 500 aziende chiuse), è sbagliato perché significherebbe parcellizzare una crisi che riguarda tutti i settori produttivi. I riflessi di questo dramma saranno evidenti fra qualche anno, di certo non nell’immediato, quando vi sarà una contrazione degli occupati, cui corrisponderà una crescita della “migrazione” non più solo giovanile.
Senza lavoro andranno via anche i meno giovani, e con essi spariranno da Messina anche molte famiglie. La città si avvia, quindi, verso un inesorabile spopolamento.
Oggi, sulle pagine di “Gazzetta del Sud”, il sindaco Federico Basile, annuncia – come peraltro richiesto dal nostro giornale ieri – l’istituzione di una “Unità di crisi per Messina”, una sorta di tavolo permanente per affrontare le tematiche riguardanti il rilancio economico di Messina.
Ottima iniziativa, ma certamente puntare esclusivamente sul “Brand Messina” non può essere l’unica soluzione. Posto che la guida della cabina di regia non possa essere detenuta dalla parte politica (corresponsabile della crisi), ma debba essere affidata a un soggetto terzo come l’Università di Messina, di sicuro si deve guardare oltre. Si deve guardare alla grande opportunità che proviene dalla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Il sindaco Federico Basile deve però chiarire in via definitiva la sua posizione sul Ponte: favorevole o contrario?
Davide Gambale