Si torna a parlare del secondo Palagiustizia in Consiglio comunale. I consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Libero Gioveni, Dario Carbone e Pasquale Currò prendono posizione rispetto a quella che sembra ormai essere catalogata come la “storia infinita del secondo Palazzo di Giustizia”, chiedendo al sindaco Basile Basile e al direttore generale Puccio gli opportuni chiarimenti. “Abbiamo appreso da notizie di stampa – esordiscono i tre consiglieri – che il Genio Civile di Messina avrebbe chiesto la verifica dei codici di sicurezza e di vulnerabilità sismica dei due edifici (l’ex Banco di Roma e Cassa di Risparmio Sicilcassa) che finalmente dovrebbero dare ospitalità al secondo Tribunale”. Al riguardo, i consiglieri spiegano che tale verifica sarebbe stata trattata con superficialità, considerato che, stando a quanto hanno appreso, non sarebbe stato seguito l’iter previsto per i cosiddetti edifici di interesse pubblico, solitamente più stringente rispetto a quanto previsto nell’ambito dell’edilizia privata.
“Non essendo dei tecnici e allarmati da questo brusco stop – chiariscono Gioveni, Currò e Carbone – e con la consapevolezza di avere dato in parte il nostro contributo avendo votato favorevolmente in Consiglio comunale la delibera di autorizzazione all’acquisto degli immobili, abbiamo voluto approfondire questi aspetti con dei professionisti, i quali ci hanno reso edotti delle procedure che, per il caso di specie, si sarebbero dovuti adottare e che quindi denoterebbero un approccio superficiale sulla vicenda.
“Gli immobili in questione – spiegano – essendo catalogati come edifici di “interesse strategico”, si sarebbero dovuti sottoporre, prima del loro uso, all’obbligo di carotaggi, prove sul ferro delle armature, prove di carico sui solai, rispetto di codici di sicurezza ecc., un po’ come si è fatto in maniera scrupolosa sulle scuole. Per questo, prima di riaprirli all’uso pubblico, occorre adesso accertare che tutte queste azioni tecniche e di verifica siano state eseguite secondo il capitolo 8.3 del Decreto ministeriale “Norme tecniche delle costruzioni ” del 2018, ad oggi vigente.
“A questo punto – proseguono gli esponenti di FdI – ci poniamo dei legittimi interrogativi che giriamo subito all’Amministrazione: il progetto di adeguamento è stato inviato a Soprintendenza e Genio Civile, trattandolo come se fosse un progetto di edilizia privata o di interesse pubblico? Gli elaborati sono stati trasmessi come edificio “strategico” ai sensi del vigente DM “Norme tecniche delle costruzioni” o come “normale” edificio “residenziale”? Sindaco e direttore generale ritengono che le richieste del Genio Civile possano essere riscontrate in una settimana e quindi che la verifica dei calcoli e dei codici di sicurezza rispetteranno, appunto, il grado di sicurezza di edificio strategico?
“Riteniamo, purtroppo con molta preoccupazione – evidenziano Gioveni, Currò e Carbone – che trattandosi di edifici di interesse strategico, si dovranno rifare tutte le verifiche con un codice di sicurezza doppio di quello che probabilmente è stato utilizzato fino adesso; verifiche che certamente dovranno essere estese agli interi edifici e non solo ad una parte. Ciò comporterà l’esecuzione di decine di carotaggi sulle intere strutture e decine di verifiche per ogni piano, sulle armature di pilastri e travi oltre a prove di carico sui singoli solai.
“La valutazione di sicurezza – insistono i tre consiglieri comunali – senza la quale ci sembra di capire che il genio civile non rilascerà parere, dovrà permettere di stabilire se l’uso delle costruzioni possa continuare in sicurezza o se addirittura la destinazione d’uso debba essere modificata e quindi gli immobili destinati ad altra funzione! Per cui, giriamo un altro fondamentale quesito: il sindaco può confermare, visto che aveva dichiarato che l’inizio dei lavori sarebbe avvenuto nel mese di aprile, che i tempi saranno rispettati, anche in virtù degli 8 milioni di euro versati ai proprietari degli immobili come prima tranche? Chi si è preso la responsabilità a Palazzo Zanca di liquidare questi primi 8 milioni di euro (soldi pubblici!) senza aver prima verificato l’”idoneità all’uso” degli immobili? Come si intende porre rimedio in una eventuale trattativa con i proprietari, prima di procedere al saldo finale delle restanti somme, per non gravare ulteriormente sulle casse pubbliche in virtù di questi “improvvisi” lavori per la vulnerabilità sismica propedeutici a quelli di adeguamento?”.