Il caso che riguarda Maurizio Croce, consigliere comunale di Messina e soggetto attuatore del Commissario di governo contro il dissesto idrogeologico (nominato dal presidente della Regione siciliana Renato Schifani), nonché ex assessore regionale della Giunta Crocetta, agli arresti domiciliari per un’accusa di corruzione, movimenta la situazione politica sia siciliana che messinese.
Nonostante per due volte a Croce sia stata contestata la decadenza dal Consiglio, con, per ultimo, il recente voto sulle assenze, nessuno si sarebbe aspettato un epilogo del genere.
Tra i primi a commentare il presidente del Consiglio Nello Pergolizzi, uno dei più attivi nel contestare il ruolo di Croce, che spiega cosa potrebbe accadere adesso:
“Stiamo approfondendo la materia. Non succede spesso un caso del genere. Dovrebbe, a mio parere, arrivare un provvedimento di sospensione da parte della prefetta Di Stani (articolo 42 del regolamento del Consiglio comunale, n.d.r.). E, al primo Consiglio utile, bisogna inserire all’ordine del giorno l’argomento e provvedere a sostituire con un supplente il consigliere Croce. In questo caso, non sarà il primo dei non eletti ma apparterrà al partito o alla lista che ha riportato il maggiore quoziente”.
E sarà probabilmente Alessandro Russo a subentrare, tornando dopo la scorsa consiliatura. Russo è da sempre iscritto al PD ed è primo dei non eletti nella lista Franco De Domenico sindaco. Potrebbe fare ricorso probabilmente Sebastiano Tamà (Forza Italia), che sarebbe anche lui di ritorno.
Così è intervenuto invece il vicepresidente della commissione antimafia e corruzione all’Ars, Ismaele La Vardera, di Sud Chiama Nord, dopo aver appreso la notizia dalla stampa.
“Le notizie che arrivano da Messina relativamente all’arresto del commissario per il dissesto idrogeologico lasciano sbigottiti. Una inchiesta che parla di Rolex, mazzette e contributi elettorali. Quello che restituisce l’inchiesta della guardia di finanza è uno scenario inquietante. Siamo certamente garantisti e attenderemo gli esiti processuali, però la politica deve fare una seria riflessione sulla deriva di uno degli uffici più importanti che contrasta il dissesto idrogeologico. L’ennesima dimostrazione che il governatore Schifani non sa scegliere la classe dirigente per i ruoli strategici. Quello che è accaduto stamattina con Maurizio Croce è la conseguenza di una scellerata politica clientelare che continuare a tenere la nostra Regione schiava di questi meccanismi”.
Si esprime in questo modo il vicepresidente della III Municipalità Alessandro Geraci (M5S), che ha sempre seguito gli avvenimenti del cantiere di Bisconte, tirato in causa dall’inchiesta.
“Provo profonda rabbia e tristezza leggendo questa notizia, attorno ad un’ opera che il territorio ha atteso per decenni. Oltre ai presunti reati di corruzione, favori e regalie che ovviamente dovranno essere accertate, mi sconcerta leggere che nel corso delle indagini sia emersa la presunta collocazione di un numero di pali inferiore rispetto a quello previsto dal progetto ben 291 pali in meno! Trattandosi di un’ opera di messa in sicurezza essendo un torrente a rischio idrogeologico, non può che destare evidente preoccupazione tra i residenti e non solo. E’ stato un cantiere travagliato e andato a rilento, negli anni ho più volte incalzato il proseguo dei lavori, evidenziando come ad esempio le griglie di raccolta acque piovane non fossero adeguate, in quanto durante le piogge scorre più acqua nella nuova sede stradale che dentro l’alveo torrentizio e per ultimo la grottesca vicenda di quel tubo della Tim sul marciapiede che impedisce il transito, frutto di un collaudo finale dell’opera che ancora oggi resta un mistero e che conseguentemente non permette al comune di Messina di realizzare la corretta segnaletica orizzontale e verticale. Mi auguro a questo punto che venga fatta una verifica strutturale dell’opera, per dare tranquillità a chi abita tra Bisconte e Catarratti, perché 291 pali in cemento in meno, non sono roba da poco.
Dice la sua anche il capogruppo M5S all’Ars Antonio De Luca:
“Gli arresti di oggi, che hanno coinvolto il commissario per il dissesto idrogeologico per la Sicilia Maurizio Croce, nonché ex assessore regionale ed ex candidato sindaco di Messina del centrodestra, rappresentano una grave sconfitta per la politica regionale e l’ulteriore prova che la corruzione è una vera emergenza sociale che va contrastata in tutti i modi e in tutti gli ambiti. Non a caso il M5S da sempre lotta per fare emergere il malaffare e lo ha fatto concretamente con la legge nazionale sul *whisteblowing, che tutela i dipendenti che segnalano episodi sospetti e abusi*. Con i nuovi appalti in arrivo del pnrr è doveroso alzare ulteriormente la guarda perché non è difficile pronosticare che, purtroppo, episodi del genere sono destinati ad aumentare”.
“Se le accuse dovessero essere confermate – continua De Luca – la vicenda non potrebbe non essere annoverata tra i tanti fallimenti dei governi Musumeci e dello stesso Schifani che ha mantenuto Croce nel fondamentale ruolo di delegato commissario al dissesto idrogeologico”.
“La corruzione – conclude De Luca – non è solo un grave danno per l’economia. Nella fatispecie gli episodi corruttivi, secondo le accuse, avrebbero portato a realizzare opere difformi e sottodimensionate rispetto a quanto previsto con gravi potenziali conseguenze per i territori e l’incolumità dei cittadini”.
ll presidente della Regione Renato Schifani ha commentato così l’arresto: “Massima fiducia nei confronti della magistratura. Incontrerò a breve il capo dell’Ufficio legale della Regione per adottare i provvedimenti opportuni e necessari”.
Michele Bruno.