I “No-ponte” affidano le residue speranze ad Angelo Bonelli. Deputato della Repubblica italiana, attivista di professione (qualcuno ci spieghi di che lavoro si tratti), uomo simbolo dei Verdi italiani.
Diplomato al Geometra, da sempre ha vissuto grazie alla politica – altrimenti non si spiegherebbe come si sia guadagnato da vivere – oggi è diventato l’uomo simbolo dell’opposizione al Ponte sullo Stretto di Messina. Bonelli cerca sponde nella magistratura. L’inchiesta – si tratta di un atto dovuto dopo la sua denuncia – c’è, ma lui probabilmente spera in qualcos’altro.
Angelo Bonelli in settimana è stato anche convocato alla Commissione comunale Ponte, dove ha “pontificato” al cospetto dei consiglieri comunali di Messina. Un’occasione imperdibile per prendersi il proscenio dell’ormai inutile dibattito sul Ponte. Inutile perché superato: il governo ormai ha deciso e difficilmente si tornerà indietro.
I “No-Ponte” sperano che non si faccia il Ponte e affidano le residue speranze nelle mani di Angelo Bonelli, capace solo di ribadire la sua contrarietà alla realizzazione della grande opera e di presentare una integrazione alla denuncia depositata alla Procura di Roma.
L’obiettivo è quello di mettere in moto la giustizia italiana per mettere i bastoni fra le ruote al volere del governo. E qui torniamo nel campo minato del ruolo della magistratura che, sovente, tende a sovrapporsi a quello della politica.
Chi sostiene che dagli anni di Tangentopoli ad oggi, l’Italia sia stata governata dal partito dei magistrati – l’avviso di garanzia alla vigilia del G7 di Napoli a Berlusconi è una prova tangibile –, potrebbe ritenere che questa non sia solo una leggenda metropolitana.
Fatto sta che Angelo Bonelli sta recando sponde al di fuori della politica e intanto “pontifica”, pur non avendone le competenze.
Davide Gambale