Le polemiche di inizio aprile sugli espropri delle aree interessate per la costruzione del Ponte sullo Stretto si sono spente. Ormai da più di due settimane l’argomento è passato in secondo piano dopo che l’ufficio allestito al Palacultura ha iniziato il suo lavoro dando le risposte che i cittadini volevano.
In realtà, le migliaia di pagine riguardanti le singole particelle interessate da espropri e servitù sono solo dei numeri che, sulle prime, hanno creato un allarme che si è rivelato ingiustificato. Primo, perché le case da espropria e quindi da abbattere sono meno di 300 e non migliaia come si era detto; secondo, perché la maggior parte delle particelle indicate nell’elenco riguardano asservimenti per lo più temporanei.
Ciò significa che le persone che si erano allarmate inutilmente hanno appreso dall’ufficio espropri che gli asservimenti saranno lautamente indennizzati. E chi si era recato al Palacultura lancia in resta, è uscito dagfli uffici con la consapevolezza che presto riceverà dei soldi.
Il motivo del silenzio è proprio questo. C’è una maggiore consapevolezza da parte di chi aveva temuto il peggio.
Il numero delle case da abbattere è talmente risicato che il rumore dei diretti interessati non si fa più neanche sentire. C’è da specificare che i proprietari della case da abbattere riceveranno un lauto indennizzo, pari a quattro volte il valore di mercato dell’immobile. In parole povere, se un’abitazione vale oggi 100mila euro, ne verranno liquidati 400mila.
Qualcuno può obiettare che l’aspetto immateriale non ha valore. Questo è vero, ma lo stesso discorso vale per coloro i quali hanno si sono visti espropriare le case per realizzare strade, autostrade e complessi edilizi.
L’interesse pubblico, piaccia o no, è sempre preminente.