L’abbraccio al Cardinale Franco Montenegro dei parrocchiani del Villaggio Unrra

Un grande legame può portare le persone molto lontano. Anche se Palermo non è poi molto distante da Messina, i parrocchiani del Villaggio Unrra andrebbero fino in capo al mondo per rivedere il loro amato padre Franco.

Così è stato. Un piccolo pullman si è recato sabato scorso a Piana degli albanesi con dentro un gruppo di fedeli della Chiesa Madonna della Pace, per andare a fare visita al Cardinale Francesco Montenegro, che li ha accolti con il sorriso e con grande affetto (avevamo anticipato qui l’evento).

Piazza Vito Stassi “Carusci”, con il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale
Un tipico cartello stradale bilingue di Piana degli Albanesi

È stata un’esperienza unica. Intanto perché hanno anche avuto la possibilità di scoprire un luogo molto affascinante, crogiolo di culture e dalla tipica bellezza artistica e paesaggistica. Ma soprattutto perché hanno potuto condividere qualche momento con quello che ancora tutti chiamano “padre Franco”, che oggi è amministratore della comunità di fedeli locale, nominato dalla Santa Sede dopo il suo periodo ad Agrigento con il titolo di arcivescovo e la nomina a Cardinale dei Santi Andrea e Gregorio al Monte Celio (Roma).

Un momento della celebrazione per l’ordinazione sacerdotale di Padre Nicola Alongi, il Cardinale Montenegro è il terzo da destra

Prima di incontrare il prelato è stato molto suggestivo assistere alla singolare cerimonia di ordinazione sacerdotale di padre Nicola Alongi, celebrata alla Cattedrale di San Demetrio Megalomartire con il caratteristico rito bizantino cattolico dell’eparchia di Piana degli Albanesi, in cui è centrale ancora l’uso della lingua greca, in particolare nei suggestivi ed emozionanti canti del coro, con modalità rituali che ricordano più quelli della Chiesa greca ortodossa che quelli romani. I celebranti sono infatti ancora soliti dire messa dando per gran parte del tempo le spalle ai fedeli, l’architettura della Chiesa è tipicamente greca, con l’altare nettamente separato dal resto e persino le raffigurazioni sulle pareti sono nello stile prezioso ed elegante greco bizantino.

Sembrava insomma di essere rimasti indietro nel tempo, come se si fosse cristallizato al XV secolo, quando la comunità di origine albanese è venuta a vivere qui. Un po’ ovunque, come nello stupendo lampadario, il simbolo dell’aquila bicipite, a indicare il forte legame degli abitanti con le loro origini e con la madrepatria (è infatti il simbolo ancora oggi presente nella bandiera albanese, sotto lo sfondo rosso).

Il lampadario che regge il simbolo dell’aquila bicipite albanese

Al termine dell’evento la delegazione messinese è stata invitata al rinfresco, durante e dopo il quale ha potuto trascorrere bellissimi momenti con il prelato.

Padre Franco è stato molto disponibile a fare qualche foto e a chiacchierare amabilmente con tutti. Per i fedeli del Villaggio Unrra ha mostrato di essere ancora nell’animo e nei modi quel giovane parroco di periferia che sa crearsi spazio nel cuore di tutti, con gentilezza e simpatia, con la sua leggerezza e ironia, che non gli impedisce però di essere un serio uomo di Chiesa, capace di affrontare le difficoltà e l’impegno di amministrare grandi comunità di fedeli.

A noi ha infatti raccontato come essere non un semplice parroco, ma un amministratore, a volte può richiedere la ricerca di soluzioni alle difficoltà, ma lui lo fa con gioia e con spirito di servizio.

Ad Agrigento, ad esempio, ha dovuto affrontare la gestione dell’esodo dei migranti che ha colpito Lampedusa. Un lavoro che lo ha avvicinato a Papa Francesco, sensibile a questi temi, con cui ha collaborato in modo proficuo.

Ha raccontato come si siano conosciuti durante una visita “ad limina”, una riunione in cui i vescovi espongono al Papa i problemi legati al territorio che amministrano. Proprio lì hanno discusso della questione.

Papa Francesco fu molto colpito dalla situazione di Lampedusa, e vi si recò qualche tempo dopo, accolto proprio dall’allora arcivescovo Montenegro.

“È un uomo come tutti, una persona normalissima, non sei in soggezione o in ansia quando parli con lui, ti mette subito a tuo agio” ci ha spiegato il Cardinale. “È una persona molto disponibile, quando c’è un problema da risolvere gli scrivo e poi ci vediamo a Roma per parlarne. Ti ascolta con attenzione anche quando hai vedute diverse dalle sue”, così Montenegro descrive il Pontefice.

Resti di Padre Giorgio Guzzetta, apostolo degli Albanesi di Sicilia

Sulla nuova avventura che lo vede oggi ad amministrare l’eparchia di Piana degli Albanesi, racconta poi: “È una realtà diversa dalle precedenti che ho conosciuto, un territorio molto vasto, che comprende diversi comuni. L’albanese è la lingua principale degli abitanti e il rito è un po’ diverso da quello cattolico abituale, si usa ancora molto il greco. Qui mi trovo bene, è una bellissima esperienza”.

Però ci confessa: “Il mio primo amore resta il Villaggio Unrra, ho faticato ad andare via, anche se a Messina non torno spesso”.

Malgrado la sua giornata sia stata densa di impegni è riuscito a ritagliare uno spazio per i suoi vecchi fedeli che sono stati felici e grati di questo e ha permesso loro di ritornare a casa con tanti ricordi che custodiranno per sempre, e con la speranza di passare ancora in futuro del tempo con lui.

Michele Bruno.

Michele Bruno

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