Caronte&Tourist: scende in campo la Federmar Sicilia

Le retribuzioni i lavoratori della ex SIREMAR non possono essere ostaggio  del  gruppo Armatoriale che vanta ricavi di 244 milioni di euro maturati lo scorso anno. Lo scrive in una nota FedermarSicilia. I lavoratori infatti hanno ricevuto solo qualche spettanza maturata negli ultimi mesi perchè la Regione è in arretrato con le contribuzioni.

“Riceviamo e prendiamo atto della lettera riassuntiva dello stato dell’arte delle relazioni industriali con le OO.SS. da voi finalmente manifestato in maniera chiara. Se per un verso è apprezzabile che codesta società abbia finalmente scoperto le carte del gioco, per altro verso stigmatizziamo la scarsa attenzione in merito alle proposte e alle preoccupazioni espresse dalla FEDERMAR nel corso dei recenti incontri”.

Si legge nella nota stampa. “Il mancato pagamento da parte della Regione Siciliana dei servizi da voi erogati,non può consentire a codesta società di prendere in ostaggio le retribuzioni dei lavoratori. L’ipotesi della erogazione del 50% delle retribuzioni, non può essere accettata né dalla scrivente Organizzazione Sindacale né dai lavoratori. Inoltre la stessa non è credibile, vista la solidità del gruppo Armatoriale che vanta ricavi di 244 milioni di euro maturati lo scorso anno. Accusare la Magistratura, la stessa che vi ha consentito l’acquisizione della Siremar, di tenere ancora sotto sequestro delle navi, senza specificarne le motivazioni che stanno alla base di tale decisione, appare pretestuoso. Tale situazione non può giustificare la necessita di ‘razionalizzare tutte le attività aziendali‘, magari utilizzando altre unita che dipendono dal gruppo Caronte, per onorare l’appalto sottoscritto. Il recente rinnovo del CCNL di categoria è stato siglato dopo circa sette anni di vacanza contrattuale con relativo recupero del potere di acquisto salariale. Non riusciamo a comprendere il vostro appunto sui periodi d’imbarco dei turni particolari,visto che il loro utilizzo è necessario per l’erogazione dei servizi appaltati”.

Conclude il duro documento.

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