Il 103 e l’esodo dei giovani…

Redazione

Il 103 e l’esodo dei giovani…

venerdì 22 Novembre 2024 - 10:12

Dica 103.

Imperativo: FARE QUADRATO!

Che cosa significa, nel contesto locale, fare rete, generare sistema, connettere distretti culturali, commerciali, industriali?

A quali risorse economiche, valori identitari, piani strategici, modelli di relazioni sociali e istituzionali, attingere per sviluppare riflessione e azione? Come migliorare la qualità della vita?

Desidero solo sfiorare i risultati della ultima classifica.

A me queste classifiche non convincono. In ogni caso, vivere a Messina, nella città metropolitana di Messina, non mi sembra così pessimo, come la posizione 103 esprime.

Ovviamente, non mi sfugge il dramma dell’esodo di giovani (e meno giovani) in una realtà che demograficamente è sempre più depressa.

Significherà qualcosa ma non dice tutto. Non dice tutto ma è la madre di tutte le sfide.

Gli attori interpellati a raccogliere questa ed altre sfide sono chiamati a parlarsi. A parlarsi in maniera sistematica, in convocazione perpetua, in seduta aperta … non ad incontrarsi per inaugurazioni o commemorazioni.

Quali sono gli attori chiamati a fare quadrato? Certamente Comune, Ateneo, Camera di Commercio, Autorità di Sistema, Provveditorato, Ordini professionali, Curia, Prefettura, Asp. Fare quadrato in una circolarità virtuosa.

Tra questi mi permetto di segnalare che, a mio avviso, quello decisivo (per il legame ed il lievito) è l’Università.

Perché? Presto detto. È il centro di gravità permanente del “capitale umano”. L’università, prendendo a prestito una battuta da un film, non scommette sulla rovina del Paese … per vincere.

Passare da una città con l’Università a una città universitaria è stato tema affrontato dai tre candidati nell’ultima corsa al Rettorato. Le posizioni e le proposizioni rispetto alla c.d. “terza missione” non erano distanti e se distanza vi era appare – in questo scorcio di nuovo corso – accorciata dal fecondo tentativo di recuperare in distensione e collaborazione.

Resta da accorciare la distanza con il territorio … un territorio che deve poter essere competitivo.

Leggo, nella presentazione di sintesi del nostro Ateneo, essenziali righe che richiamano – come giusto che sia – Tradizione e cambiamento al centro del Mediterraneo” caratterizzandosi l’Università di Messina, città cosmopolita, “da sempre per la qualità della ricerca e della didattica e per la propria vocazione internazionale” … essendo “stata, fin dalle proprie origini, un luogo privilegiato per gli scambi tra culture diverse … culture senza frontiere”.

Ecco, nella presentazione e nella comunicazione ma sopratutto nell’ imprinting e organizzazione, non si può che auspicare un approccio ed un impianto impattante nel rapporto, di appartenenza bidirezionale, con la polis.

Questo nodo va sciolto. L’Università, nella sua “terza missione” è, anzitutto, in rapporto con la città, con la società, con la comunità più prossima.

Chiusa in un recinto di relazioni interne alla comunità scientifica, anche ove iper attenta agli studenti, efficacemente strutturata dal punto di vista amministrativo, consapevole della potenza come stazione appaltante … non è.

Quella comunità se passiva e apatica, proprio l’Università – da motore di innovazione, propulsore di trasferimento tecnologico e di transizione digitale, attrattore di investimenti, fucina di spin-off e le startup, diffusore di saperi anche oltre il perimetro accademico e di programmi di pubblico interesse, viatico dal provinciale all’universale, presidio di umanesimo e rinascimento – può trasformare in partecipativa, dinamica e qualificata nella impresa, nella intrapresa e nella occupazione, nella immissione di nuovi beni materiali e immateriali sul mercato e nella offerta di opportunità.

Messina 2030? Messina 2040? Messina 2050?

La risposta è “insieme” le Istituzioni tutte, ciascuna con le proprie prerogative ed attribuzioni, ciascuna con un proprio autorevole profilo, attorno all’Università (con i suoi flussi di persone e personalità, di idee e di ideali, di iniziative e di radicamenti, di scuole di pensiero e di piattaforme di lancio tra etica e business).

Insieme … vento ed evento.

Una Università si al servizio della scienza, della didattica, della ricerca … ma una Università che serve alla città … una città che serve alla Università.

Una effervescente città di luce, libertà, messa in discussione della autorità e della pigrizia.

Emilio Fragale

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