Il direttore generale del Papardo, Katia Di Blasi, e il direttore amministrativo Paolo Cardia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I due sono stati convocati in Tribunale ma hanno manifestato la volontà di non parlare su indicazione dei rispettivi legali.
L’inchiesta della Procura di Messina va comunque avanti anche se ieri è saltato il sopralluogo disposto dalla Procura per eseguire degli accertamenti nelle sale operatorie.
I legali degli indagati hanno presentato delle memorie attraverso le quali hanno evidenziato come le procedure seguite non rispetterebbero il dettato normativo.
Si tratta di strategia difensiva, ovviamente.
I familiari delle vittime di quelle che vengono definite, al momento, morti sospette al Papardo per la presenza di un batterio killer (probabilmente), chiedono venga fatta chiarezza su quanto accaduto.
Intanto, alla lista delle morti sospette recentemente se n’è aggiunta un’altra: si tratta di un italiano emigrato in Australia e in vacanza in Italia, morto dopo un intervento al Papardo.