Ieri è esplosa la polemica tra il sindaco di Messina, Federico Basile, e il sub-commissario per il risanamento, Marcello Scurria, sull’acquisto di immobili da destinare al risanamento abitativo. La vicenda è culminata oggi con una conferenza stampa tenuta da Scurria presso la sede dell’Ufficio commissariale a Camaro, durante la quale ha replicato alle accuse del primo cittadino.
L’oggetto del contendere è l’acquisto all’asta di 11 appartamenti e un rustico in via Bisignano, a Contesse. Il Comune di Messina aveva offerto 972mila euro per gli immobili, mentre l’Ufficio commissariale ha rilanciato con 1,3 milioni di euro, aggiudicandosi i lotti. Basile ha accusato Scurria di “sleale concorrenza” e di aver causato un danno erariale di 330mila euro.
Il sindaco ha anche scritto una lettera al presidente della Regione, Renato Schifani, lamentando mancanza di collaborazione e trasparenza da parte del sub-commissario.
Durante la conferenza stampa, Scurria ha rispedito al mittente le accuse e rivendicato l’efficacia del proprio operato. “Abbiamo acquistato 11 appartamenti finiti e un rustico dal quale ricavare altre 20 case, per un totale di 31 abitazioni, al costo di 1,3 milioni di euro più un altro milione per la ristrutturazione. In totale, spenderemo 2,3 milioni, meno della metà rispetto ai 5 milioni previsti per la costruzione di 32 case a Fondo Saccà. Questa è un’operazione conveniente,” ha dichiarato.
Scurria ha inoltre sottolineato: “Non ero a conoscenza della partecipazione del Comune all’asta. Abbiamo agito con i poteri straordinari concessi dal nostro ruolo, garantendo risultati concreti. In un anno, il nostro ufficio ha acquistato circa 200 alloggi per il risanamento, mentre il Comune non ha ancora utilizzato i fondi Pinqua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare) per acquistare o costruire alcun immobile.”
Scurria ha puntato il dito contro la lentezza del Comune e delle sue partecipate, Patrimonio Messina Spa e Arisme. “Dei 145 milioni di euro di fondi Pinqua previsti per Messina, finora sono stati spesi solo 3,5 milioni per la caserma Sabato. Il resto è inutilizzato. Inoltre, 11 milioni destinati al rione Taormina sono stati definanziati per ritardi nell’attuazione dei progetti,” ha affermato.
Ha poi aggiunto: “Nonostante la mia disponibilità a collaborare e a mettere a disposizione i poteri derogatori, il Comune non ha risposto adeguatamente. Dei 23 milioni di fondi Pinqua, non è stato acquistato un solo alloggio. Noi, invece, abbiamo già tolto dalle baracche centinaia di persone, migliorando concretamente le loro condizioni di vita.”
La vicenda è destinata a far discutere ancora, soprattutto alla luce delle scadenze stringenti per l’utilizzo dei fondi Pinqua, che dovranno essere spesi entro marzo 2026. Resta da vedere se le due istituzioni riusciranno a trovare un terreno comune per portare avanti il piano di risanamento, che rappresenta una delle sfide più importanti per la città di Messina.