Rose e spine del governo Meloni

Il giudizio di “Politico e Economist” su Giorgia Meloni conferma, se ce ne fosse stato bisogno, le virtù politiche del Presidente del Consiglio. Non stupisce l’acredine dell’opposizione e del cantore di Prodi (leggi Giannini), che dopo essere stato destituito per manifesta incapacità da Direttore della Stampa, è ospite fisso e fustigatore nel programma condotto con partigianeria vomitevole dalla pasionaria rossa Gruber. Ma i fatti contraddicono la narrazione della gauche nostrana: l’underdog ha vinto.Fiore all’occhiello è la politica internazionale e il credito di cui gode nelle cancellerie per la linearità delle posizioni assunte e la lealtà dimostrata nei confronti del patto atlantico. Sicuramente la crisi politica francese e tedesca associata agli inciampi di Sanchez l’hanno favorita: resta il fatto che, da politica avveduta e pragmatica, ha saputo cogliere le opportunità che si sono presentate.

La nomina di Fitto a commissario europeo con il ruolo di vicepresidente esecutivo, nonostante la contrarietà del PD, ha sancito una vittoria personale e del governo che presiede. La stabilità dell’esecutivo è un altra medaglia, che l’opposizione fa fatica ad accettare e metabolizzare, in virtù di una prassi consolidata che più volte le ha permesso di governare, senza avere il consenso, per meccanismi parlamentari definiti eufemisticamente “ribaltoni”.

Non dovendosi preoccupare di una opposizione irrilevante per contenuti e strategie, la premier può inciampare solo se Lega e FI per narcisismo e incompetenza politica vorranno deragliare dalla retta via e tradire gli elettori. Il protagonismo sterile che spesso caratterizza gli alleati di governo rappresenta una spina acuminata, che può causare una grave infezione se non estratta in tempo utile. Sicuramente personaggi come Andrea Del Mastro delle Vedove e il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, farebbero bene a non palesare il frutto neuronale della loro corteccia cerebrale, il silenzio conferirebbe ad ambedue maggiore prestigio e considerazione. I commentatori politici giudicano insufficiente la classe dirigente di FdI, a volte a ragione, ma piacerebbe sapere il loro giudizio su Bonelli, Fratoianni, Conte e Schlein….solo per arricchire la nostra conoscenza.

Diego Celi

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