La necessità politica di un centro

Redazione

La necessità politica di un centro

domenica 29 Dicembre 2024 - 17:30

La bontà di due forze politiche, che si alternino nel governo del Paese è espressione di maturità e permette agli elettori di scegliere e giudicare l’operato del vincitore (il cosiddetto bipolarismo). Succede così in molti Stati: Gran Bretagna e Stati Uniti sono esempi dove tale formula elettorale è compiuta. In Italia il bipolarismo zoppica, perché i partiti più votati non hanno la forza da soli di governare. Sono nate quindi le coalizioni, che manifestano crepe perché costituite da forze politiche spesso non omogenee e animate solo dal desiderio di piantare bandierine identitarie per racimolare qualche voto in più.

Centrodestra e centrosinistra sono infatti due luoghi astratti tenuti insieme dal premio di maggioranza, piuttosto che da una visione programmatica e da una coesa e comune azione di governo. Le diatribe quotidiane, anche nel blocco consolidato del centrodestra, ne sono plastica raffigurazione. È ipocrisia spiegare i contrasti con la giustificazione della diversa sensibilità politica o della dialettica costruttiva. Ne deriva la necessità di un soggetto politico, consistente per consenso, capace di equilibrare e evitare deragliamenti inopportuni.

La nascita di un centro moderato-liberale-riformista, che faccia da punto di gravitá non solo parlamentare ma soprattutto politico, appare ineludibile e terapeutico per affrontare le sfide epocali che attendono il Paese. Ma il centro non può essere inteso come un punto geografico o una zona franca dove sistemare personaggi in cerca d’autore, esso deve rappresentare un laboratorio permanente dove la politica è intesa come “arte dello Stato”, scienza al servizio dei cittadini, non un palcoscenico dove recitare un copione scadente.

Che la politica sia arte non Zelig, Renzi e Calenda lo hanno sperimentato: dagli errori si dovrebbe imparare.

Diego Celi

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