È un continuo abbaiare alla luna, vedere la pagliuccia e ignorare la trave, avere gli occhi e non vedere, le orecchie e non sentire. È il PD targato Elly Schlein.
La movimentista, supportata dal suo cerchietto di legulei a distanza di due anni dalla sua incoronazione a segretaria del PD, non ha fatto capire nè la linea nè la strategia del partito che guida, soprattutto non si capisce cosa vuole e cosa esprime. Vive di slogan di piazza e di due paranoie: Meloni e Conte. Attribuisce alla prima ogni nefandezza e corteggia con un sentimento malato il secondo.
L’ossessione nei confronti del Presidente del Consiglio ha assunto ormai la forma del fantasma sacrificale e del disagio, di contro il desiderio di Conte non le permette di capire che il cinico avvocato del popolo la usa per mantenere il residuo consenso elettorale vitale alla sopravvivenza del M5S. Come una innamorata delusa, Schlein, vive nell’illusione che anche un amore difficile può trasformarsi in “via col vento”.
Se in un recente passato gli oppositori interni restavano nascosti, da un pò di tempo nel corpaccione correntizio del PD il malumore per l’inconsistenza politica della segretaria sta montando (lo dimostra il voto espresso dagli eurodeputati sul riarmo che ha disatteso l’indicazione ricevuta), nè sarà sufficiente ad arginare l’onda d’urto, lo scudo dei pesi minimi Furfaro e Braga e nemmeno la difesa dell’ineffabile Boccia.I primi due sono solo espressione di una assemblea studentesca, il terzo non ha mai avuto una forza elettorale propria.
Il destino dell’armocromista, tuttavia, conta poco mentre è grave che il partito più importante dell’opposizione sia ridotto ad un nulla cosmico privo di una linea politica estera univoca. In una democrazia compiuta il ruolo dell’opposizione è cruciale: non può essere svolto, però, come una curva da stadio e animato solo da paranoie patologiche e privo di contenuti. È la ragione che spiega perchè da diciotto anni il PD non vince le elezioni. Ma forse a questa opposizione basta la nave Diciotti.
Diego Celi