Una voce critica sull’ampliamento del Porto di Tremestieri si fa sentire, ed è quella dell’Associazione Ionio Circolo Arci, che interviene con un post sulla sua pagina Facebook. L’associazione, da tempo attiva nel territorio della zona sud e facente parte, assieme ad altre realtà, del Comitato Ex Sanderson, vuole vederci chiaro.
“Lo sapevamo: l’ampliamento del Porto di Tremestieri non sarebbe stata una passeggiata. E oggi le comunità di Pistunina, Tremestieri e Mili pagano il prezzo, senza mare e senza voce…” esordisce il post.
“Ieri abbiamo condiviso l’articolo che denuncia le intenzioni del Comune di Messina di distruggere il polmone verde di Villa Pugliatti, a Pistunina, per fare spazio a una piattaforma logistica a servizio del porto di Tremestieri. – si tratta di un articolo a firma Ivan Tornesi su Letteraemme – Ciò, chiedendo al TAR la revoca del vincolo storico etno-antropologico posto dalla Regione sul sito. Una notizia che riaccende le preoccupazioni che, come associazione, avevamo sollevato già nel 2017, nell’ambito delle nostre Agorà di Quartiere, quando fummo l’unica realtà cittadina a non unirsi alla retorica della liberazione dai TIR del centro urbano” continua l’Associazione.
“Sin da allora, esprimemmo forti dubbi sull’ampliamento del porto, mettendo in evidenza i rischi ambientali, sociali e culturali legati a un progetto che, lungi dal migliorare la qualità della vita, rischiava di comprometterla definitivamente.
Le nostre perplessità furono ribadite con chiarezza nel documento congressuale dell’aprile 2018, consegnato all’amministrazione comunale allora in carica, nel quale denunciavamo:
Dal punto di vista ambientale, la fascia costiera ha subito trasformazioni profonde, non sempre positive. L’edilizia speculativa e l’inquinamento hanno segnato stabilmente il territorio, mentre i torrenti sono ridotti a discariche a cielo aperto. La costa, un tempo vanto del nostro litorale, è oggi in gran parte erosa. A Galati, il mare lambisce le abitazioni; tra Pistunina e Contesse la fascia costiera è impraticabile; a Tremestieri, dove fino agli anni ’90 si andava al mare, oggi sorge il porto. L’area di Mili, l’unica rimasta intatta, è ora minacciata dall’ampliamento portuale. Il nuovo progetto, oltre a cancellare una delle ultime spiagge libere, solleva interrogativi inquietanti: distruzione del litorale, tombatura dei torrenti, aumento dell’inquinamento in una zona densamente abitata, e nessuna previsione di opere compensative per la comunità. La mancanza di pianificazione urbanistica ha generato periferie disordinate, prive di spazi aggregativi. L’inquinamento e l’abusivismo hanno desertificato il territorio, sottraendo luoghi alla socialità e alla creatività individuale e collettiva. Questa è una ferita quotidiana inflitta ai cittadini. La devastazione urbana non crea comunità, ma isolamento e alienazione. Sono cresciuti gli appartamenti, ma con essi è cresciuto anche un cittadino appartato, scollegato dal contesto in cui vive” spiegano nel post.

“A distanza di anni, quanto temevamo si sta tristemente concretizzando. Il possibile abbattimento degli agrumeti a Villa Pugliatti per la realizzazione della piattaforma logistica comporterebbe la distruzione dell’ultimo polmone verde fruibile della zona e la realizzazione di un asse viario lungo la costa destinato ai mezzi pesanti compromettendo l’accesso al mare per le comunità di Pistunina e Tremestieri, nonostante la promessa del ripristino della spiaggia attraverso opere di ripascimento. Ciò rappresenta l’ennesimo tassello di un disegno che penalizza il territorio e ignora completamente la voce di chi lo abita. Se non altro perché la comunità non viene informata dei lavori in corso sul territorio e della loro finalità” denuncia Ionio.
“Il problema non sono i lavori pubblici in sé, ma l’assenza di un reale processo partecipativo tra istituzioni e cittadini. Le comunità locali sono state escluse da ogni fase decisionale, private dell’accesso al mare e delle loro spiagge, senza che sia mai stata prospettata un’alternativa sostenibile o un’opera di compensazione. Questo modello di governance calato dall’alto nega i diritti delle persone e dei luoghi, generando un crescente impoverimento ambientale, sociale e culturale. Rinnoviamo oggi la richiesta di un radicale cambio di rotta nelle politiche urbanistiche e ambientali: serve un nuovo patto tra istituzioni e cittadinanza, basato su trasparenza, ascolto e corresponsabilità. Non possiamo restare in silenzio mentre l’ultimo polmone verde della nostra fascia costiera rischia di essere cancellato. È nostro dovere chiamare chi governa a un’assunzione di responsabilità, affinché il territorio non venga più sacrificato senza confronto, senza rispetto e senza futuro” concludono.